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  • I SOLDI DELL'EUROPA

    Mappa completa degli aiuti europei.

    di FABIO COLASANTI | 24/10/2020 

    I prestiti dell'Unione europea

     

    L'attuale dibattito politico sull'utilizzo della nuova linea di credito del Meccanismo europeo di stabilità (MES) ha portato a molte affermazioni non corrette.   Alcune sono imprecisioni, altre sono affermazioni senza alcun fondamento.   Questo articolo costituisce un tentativo di ricentrare il dibattito e, inevitabilmente, comporterà la ripetizione di molte cose abbastanza ovvie. 

    La recessione provocata dall'epidemia di Covid-19 ha posto una   sfida duplice a tutti i paesi e, indirettamente, all'Unione europea.   La prima parte di questa sfida è rappresentata dagli sforzi enormi che tutti i paesi hanno dovuto fare e stanno ancora facendo per compensare, almeno parzialmente, le perdite di reddito di moltissime persone e di tantissime imprese.   La seconda parte della sfida consiste nel riorientare le economie di tutti i paesi per adattarle alle condizioni del dopo Covid-19 e per adattarle anche ai cambiamenti imposti dal riscaldamento globale. 

    La prima sfida richiede soprattutto un intervento a livello nazionale.   Come e chi aiutare - e in che misura farlo - implica decisioni da prendere a livello nazionale, se non regionale o locale.   La preoccupazione dell'Unione europea per questa prima sfida riguarda la verifica del fatto che tutti i paesi intervengano in maniera efficace (l'azione insufficiente di un paese potrebbe avere conseguenze negative per gli altri) ed il far sì che tutti i paesi possano reperire le risorse finanziarie necessarie per un intervento di dimensioni adeguate. 

    La seconda sfida richiede invece l'identificazione comune delle caratteristiche dello sviluppo delle nostre economie nel mondo post Covid-19.   Questa seconda sfida richiede anche il finanziamento di investimenti e programmi decisi in comune e che facilitino il riorientamento delle economie. 

    Il contributo dell'Unione europea alla prima sfida consiste in due azioni.   La prima è rappresentata dal programma di interventi sui mercati della Banca centrale europea (BCE) che permette ai paesi dell'eurozona di continuare a finanziarsi sul mercato dei capitali in condizioni di stabilità e a tassi di interesse bassi.   La seconda azione consiste nei prestiti dell'Unione europea (SURE 100 miliardi di euro e Dispositivo per la resilienza e la ripresa, 360 miliardi) e del MES (nuova linea di credito, Pandemic Crisis Support, 240 miliardi di euro). 

    Il contributo dell'Unione europea alla seconda sfida è rappresentato dalle sovvenzioni del Dispositivo per la resilienza e la ripresa (312.5 miliardi di  euro) e dagli interventi aggiuntivi decisi dalla Banca europea per gli investimenti (BEI, 200 miliardi di euro). 

    Questo articolo coprirà solo i prestiti: SURE (100 miliardi), MES (240) e Dispositivo per la resilienza e la ripresa (360 miliardi).   Queste tre linee di credito hanno tutte caratteristiche simili nei loro obiettivi e nelle loro modalità; molto più di quanto si creda. 

    Prima di tutto si tratta di prestiti a condizioni molto vantaggiose, che permetterebbero ad alcuni paesi dell'Unione europea – ma non a tutti – di realizzare significativi risparmi rispetto ai tessi di interesse che dovrebbero pagare se raccogliessero le stesse cifre attraverso il collocamento sul mercato di propri titoli di stato.   Queste condizioni vantaggiose sono dovute al fatto che esiste una garanzia diretta o indiretta dei vari stati membri e a molti accorgimenti supplementari.   I prestiti dello SURE sono garantiti dal bilancio dell'Unione europea e da garanzie supplementari dei singoli stati membri per un totale di 25 miliardi di euro.   I prestiti del MES sono rafforzati da garanzie dei singoli stati membri superiori alla quota di ogni singolo paese nel capitale dell'organizzazione e da una riserva di circa ottanta miliardi di euro (il capitale versato).   I prestiti del Dispositivo per la resilienza e la ripresa saranno garantiti dal bilancio dell'Unione europea dove il limite massimo delle richieste che l'UE può fare agli stati membri sarà portato dall'attuale 1.2 per cento del reddito nazionale lordo di ogni paese membro al 2.0 per cento (per la durata del periodo di emissione dei titoli necessari per il finanziamento del Next Generation EU). 

    Grazie a questi accorgimenti i fondi possono essere raccolti sul mercato a condizioni molto buone e possono essere riprestati agli stati membri alle stesse condizioni (prestito UE) o con l'aggiunta di una commissione minima, circa lo 0.1 per cento (prestiti del MES; le spese di funzionamento di questo organismo sono coperte da queste commissioni).   

    Ma paesi come l'Irlanda, l'Austria, il Belgio, la Francia, la Slovacchia e i paesi che hanno la tripla AAA (Germania, Olanda, Lussemburgo e Finlandia) si possono indebitare sul mercato a tassi di interesse migliori o sostanzialmente uguali a quelli ottenuti dall'Unione europea e dal MES.   La Slovenia, l'Estonia e la Lituania possono oggi indebitarsi a tassi di interesse appena superiori (più o meno lo 0.2 per cento) a quelli spuntati sul mercato dall'Unione europea o dal MES.   Il Portogallo e la Spagna, ai valori del 23 ottobre 2020, potevano indebitarsi a tassi di interesse superiori a quelli di UE e MES rispettivamente dello 0.3 e 0.4 per cento.   Quindi i prestiti dell'UE e del MES presentano un vantaggio economico piuttosto significativo per Grecia, Italia, Lettonia, Cipro e Malta e, per i prestiti UE, per i paesi che sono fuori dall'eurozona (ma non per la Danimarca e la Svezia).   

    Questi prestiti permetterebbero ai paesi che ne facessero richiesta di evitare di aumentare in maniera troppo brusca le loro richieste al mercato rispetto agli anni passati.   Per di più, in caso di difficoltà impreviste, sono più facilmente gestibili.   Una certa emissione di titoli di stato nazionali scade un certo giorno.   Un ritardo nel suo rimborso, anche di un solo giorno, costituirebbe una forma di default.   Se un paese si trovasse in difficoltà per il rimborso di una parte del suo prestito nei confronti dell'UE o del MES si troverebbe sicuramente una soluzione che eviti un default.   La prova migliore di questo fatto è fornita dal caso della Grecia.   Questo paese ha un debito pubblico altissimo, ma il grosso di questo debito (circa 260 miliardi di euro) è con gli stati dell'eurozona e nei confronti del MES.   Questo permette alla Grecia di andare tranquillamente sul mercato e di pagare, su delle scadenze a dieci anni, solo lo 0.15 per cento più dell'Italia (sempre dati del 23 ottobre). 

    Per ovvie ragioni politiche questi prestiti sono offerti a tutti, ma la realtà è che sono stati concepiti per un piccolo gruppo di paesi. 

    Sui risparmi ottenibili dall'Italia con questi prestiti girano delle cifre inesatte.   È sicuramente vero che dopo l'approvazione da parte del Consiglio europeo del Next Generation EU (con il suo Dispositivo per la resilienza e la ripresa) i tassi di interesse in tutta l'Europa sono scesi ulteriormente.   Questo ha portato anche ad una riduzione degli spread e quindi dei risparmi ottenibili attraverso i prestiti UE.   Ma molti sembrano essere vittime di un'illusione ottica. 

    La riduzione dei tassi di interesse ha aiutato anche il nostro paese: il rendimento dei nostri titoli a 10 anni era, il 23 ottobre, dello 0.77 per cento.   Ma anche il costo dei prestiti di SURE e del MES è sceso.   Oggi siamo a circa meno 0.25 per cento per SURE e meno 0.20 per cento per il MES.   

    Il risparmio ottenibile con un prestito MES per 37 miliardi e a dieci anni è – ai valori di oggi – pari a 360 milioni all'anno, ossia 3.6 miliardi di euro su dieci anni.   Per un prestito SURE di 27 miliardi i risparmi sarebbero di 275 milioni all'anno e di 2.7 miliardi su dieci anni.   Aggiungendo anche il prestito previsto con il Dispositivo per la resilienza e la ripresa (120 miliardi di euro) si arriva ad un totale di 1.8 miliardi di euro di risparmi all'anno e di 18 miliardi su dieci anni.    Si tratta di cifre più basse di quelle stimabili sei mesi fa, ma sempre consistenti.   

    Per di più, molti prestiti potrebbero avere delle durate superiori ai dieci anni (sicuramente quelli del Dispositivo resilienza-ripresa) portando a dei risparmi annuali leggermente superiori e a dei risparmi sulla durata totale del prestito significativamente più alti.   E non dobbiamo dimenticare che il bassissimo livello dei tassi di interesse potrebbe non durare.   Nessuno si aspetta un forte aumento dei tassi di interesse nei prossimi anni, ma un ritorno verso i livelli di maggio/giugno è sempre possibile. 

    Utilizzare i prestiti dell'Unione europea o quelli del MES è quindi un'operazione del tutto razionale e conveniente per alcuni paesi dell'Unione europea.   Dal punto di vista dei mercati non comporterebbe un qualsiasi "stigma".    Al contrario, la cosa sarebbe vista positivamente.   Lo stato che facesse ricorso a questi prestiti sarebbe visto come un buon gestore delle proprie finanze che risparmia e migliora la gestibilità del suo debito pubblico.   Qualche settimana fa è circolata la voce di una imminente richiesta del prestito MES da parte di Cipro e questo ha provocato una riduzione significativa del rendimento (costo per i contribuenti) dei titoli di stato di questo paese (caso ricordato da Nicola Giammarioli, segretario generale del MES, ...). 

    I prestiti SURE, MES e Dispositivo per la resilienza e la ripresa sono, appunto, dei prestiti.   Come tali, se accesi, incrementano il debito pubblico dei paesi che vi ricorrono.   Ma presentare questo fatto come un inconveniente avrebbe un senso solo se il paese potesse permettersi di non fare affatto la spesa da finanziare con questi prestiti.   Ma se l'alternativa a questi prestiti è l'emissione di propri titoli di stato sul mercato l'argomento è incomprensibile.   Quando si tiene conto del fatto che il Tesoro italiano nel biennio 2020/2021 dovrà trovare circa 900 miliardi di euro per far fronte al nuovo disavanzo e al rimborso dei titoli in scadenza, lo pseudo argomento che questi prestiti "sarebbero debito" diventa francamente ridicolo. 

    Questi prestiti hanno una condizionalità solo apparente dal punto di vista del loro utilizzo.   Formalmente i prestiti SURE e i prestiti del MES sono per la compensazione della disoccupazione e meccanismi simili e per le spese sanitarie legate al Covid-19.   Ma né il MES, né lo SURE richiedono un'addizionalità.   Non richiedono che la spesa per queste due voci aumenti nella misura del prestito ottenuto.   Richiedono solo che i prestiti siano utilizzati per queste due voci di spesa.   Ma i soldi sono fungibili e le condizioni del MES e dello SURE richiedono solo che si siano fatte, in un certo periodo multi annuale, delle spese in questi due campi per una cifra almeno pari a quella del prestito.  

    Ma tutti i paesi, anche in assenza di questi prestiti, avrebbero indennizzato chi ha perso il lavoro o ha potuto lavorare per un numero minore di ore e avrebbero finanziato la loro spesa sanitaria.   Da ogni punto di vista pratico, questi prestiti sono quindi solo una forma di accesso a risorse finanziarie ad un costo più basso e con un minor rischio in caso di crisi.   

    L'Italia spende ogni anno per la sanità almeno 115 miliardi di euro.   Se prendesse il prestito MES, dovrebbe solo fare delle crocette a fronte di alcune spese sanitarie già previste nei prossimi anni.   Per lo SURE, lo squilibrio tra quanto si sarebbe comunque speso e il volume dei prestiti è meno forte, ma il meccanismo è lo stesso.   L'Unione europea ha utilizzato – molto rapidamente – due capacità di prestito già esistenti (quella della Commissione europea e quella del MES) e le ha ammantate di una foglia di fico legata a due voci di spesa politicamente sensibili e sicuramente aumentate dall'epidemia.   I paesi beneficiari possono quindi dire senza problemi di utilizzare i prestiti SURE e MES per gli scopi indicati e liberare i fondi già previsti nei bilanci nazionali a favore di altre spese. 

    Questo significa che molti argomenti avanzati nel dibattito politico non hanno fondamento.   Se l'Italia ricorresse al MES questo non comporterebbe affatto un aumento automatico della spesa per la sanità.   Il prestito sarebbe concesso anche se la spesa per la sanità restasse costante.   L'Italia, dall'altro lato, potrebbe aumentare fortemente la spesa sanitaria anche senza il prestito MES.   Dovrebbe però finanziare la maggior spesa con l'emissione di nuovi titoli di stato italiani.  È però presumibile, e sperabile, che un eventuale utilizzo del prestito MES sia accompagnato da una decisione politica di aumentare la spesa sanitaria, cosa di cui abbiamo sicuramente bisogno. 

    I prestiti e le sovvenzioni del Dispositivo per la resilienza e la ripresa dovrebbero essere meglio inquadrati dal punto di vista del loro utilizzo.   La cosa è espressamente prevista nelle Conclusioni del Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020  (punti A18 e A19).   La Commissione europea ha poi preparato una documentazione dettagliata su come i piani di resilienza e ripresa devono essere preparati e su come saranno valutati e monitorati. 

    Nonostante queste disposizioni esiste sempre una certa possibilità che i finanziamenti servano semplicemente a facilitare il reperimento di risorse finanziarie.   L'Italia ogni anno spende circa 40 miliardi per investimenti pubblici, ossia 200 miliardi circa nei prossimi cinque anni.   Le priorità definite a livello europeo per questo dispositivo sono quasi quelle che gli ultimi governi italiani hanno identificato nei loro documenti programmatici.   Il Dispositivo per la resilienza e la ripresa potrebbe quindi finanziare in buona parte degli investimenti già previsti permettendo di liberare risorse finanziarie verso altre spese.   Se gli investimenti già previsti corrispondessero a quanto deciso a livello europeo (questa è la proposta della Commissione europea) non ci sarebbe nessuno scadimento della qualità della spesa e i finanziamenti servirebbero soprattutto a fornire risorse per altre spese.   Ma la cosa sarà vagliata con attenzione. 

    Questo riporta al tema della condizionalità legata ai prestiti.   Per i prestiti SURE e MES non c'è nessuna condizionalità (si veda questo articolo che ho pubblicato sei mesi fa).   C'è solo quella sull'uso dei fondi che, come si è visto, è una pura formalità.   Ma per le spese e i prestiti del Dispositivo di resilienza e ripresa sia la Commissione che il Consiglio europeo hanno previsto una condizionalità macroeconomica molto forte legata soprattutto al rispetto delle raccomandazioni annuali di politica economica dell'Unione europea. 

    La stampa ha parlato recentemente di alcune esitazioni di Portogallo e Spagna nell'utilizzare i fondi del Dispositivo di resilienza e ripresa.   Queste sarebbero dovute a dei dubbi sulla capacità di aumentare in maniera efficiente la propria spesa pubblica, al basso risparmio sui tassi di interesse e alla volontà di sottrarsi a qualsiasi condizionalità macroeconomica.   Da noi, le stranezze del dibattito politico hanno portato ad ignorare completamente l'esistenza di questa condizionalità.   Questo è forse dovuto al fatto che la disponibilità dei prestiti del Dispositivo resilienza-ripresa è stata presentata da chi è contro l'utilizzo dei fondi del MES come un elemento che avrebbe reso il ricorso a questo organismo superfluo (con i 900 miliardi di euro che il nostro ministero del Tesoro deve trovare in due anni !). 

    Con l'approvazione del Next Generation EU (e del suo Dispositivo per la resilienza e la ripresa), l'Unione europea ha fatto un grosso passo avanti.   L'approvazione formale delle decisioni del Consiglio europeo richiederà ancora molto lavoro (per esempio, per le ratifiche da parte dei parlamenti nazionali del nuovo limite per le risorse proprie).   Ma molti, giustamente, vorrebbero che il Next Generation EU costituisse un passo verso una maggiore integrazione europea.   Questo dipenderà dall'uso effettivo delle risorse messe a disposizione, oltre che – ovviamente – dallo spenderle in maniera efficiente.   Si immagini la discussione tra gli stati membri in occasione di una nuova crisi tra dieci anni e si pensi al peso che avrebbe l'argomento che le disponibilità create nel 2020 non sarebbero state utilizzate o sarebbero state utilizzate male !

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