Raccomando vivamente la lettura di un libro appena pubblicato.    Quello di Luca Ricolfi, "La notte delle ninfee" (La nave di Teseo, 2021, 17.00 euro).   Contiene una spiegazione molto chiara di alcuni concetti alla base dello sviluppo delle epidemie e illustra molte lezioni che si possono trarre dall'esperienza della lotta contro il Covid-19 condotta da molti governi.   La redazione del libro è terminata a metà dicembre 2020.

Il libro è molto critico delle decisioni prese finora dal governo italiano.    Trovo spiacevole il fatto che qui e là l'autore lasci apparire un'avversione personale alle posizioni progressiste in genere e che possa quindi far sorgere il dubbio che le sue critiche possano essere ispirate dalla sua visione del mondo.   Ma in politica ci si deve confrontare con le posizioni che non si condividono criticandole nel merito e non attaccando le persone che le avanzano.   Del resto l'autore – un sociologo specializzato nell'analisi dei dati statistici – sembra condividere molte delle sue posizioni con il professor Andrea Crisanti (hanno firmato assieme un certo numero di prese di posizione e di iniziative).   Il professor Crisanti sembra essere una persona di orientamento sicuramente progressista, eppure durante un recente webinar organizzato dai circoli PD di Londra e New York ha affermato che nella lotta al Covid-19 il governo italiano avrebbe sbagliato quasi tutto quello che poteva essere sbagliato.

Il messaggio principale che mi sembra emergere dal libro di Luca Ricolfi è quello di una contraddizione fondamentale tra lotta efficace contro le epidemie e ricerca del consenso.   L'autore spiega molto chiaramente cosa significhi lo sviluppo esponenziale dei contagi.   Per troppe persone il termine esponenziale è semplicemente un sinonimo di "rapido".   In realtà il termine significa molto di più e dovrebbe far pensare alla famosa storia della persona che avrebbe chiesto ad un principe indiano di essere pagato con un granello di riso per il primo riquadro di una scacchiera, due per il secondo, quattro per il terzo, otto per il quarto e così via fine alla fine della scacchiera.   L'analogia scelta da Luca Ricolfi è quella dello sviluppo delle ninfee in un laghetto, cosa che spiega il titolo del suo libro.

Date le caratteristiche di uno sviluppo esponenziale, il tempo ha un'influenza fortissima.   Le misure di contrasto di un'epidemia devono essere prese non appena si dispone di informazioni statistiche che indicano che si è in presenza di uno sviluppo di questo tipo.   Aspettare che l'opinione pubblica si renda conto della gravità della situazione significa intervenire troppo tardi quando l'epidemia ha già raggiunto proporzioni che la renderanno gravissima.   I governi che attribuiscono una grossa importanza alla ricerca del consenso immediato sono strutturalmente incapaci di lottare contro le epidemie.

Nel suo libro Luca Ricolfi spiega molto chiaramente questo concetto.   Vi aggiunge anche l'idea che la successione delle misure di lockdown (necessario quando non si è intervenuti per tempo con altre misure) avrebbe dovuto essere l'opposto di quanto visto.   È più efficace avere subito misure di lockdown rigido per un periodo di tempo limitato invece di cominciare con lockdown parziali seguiti poi – di fronte alla loro inadeguatezza – da misure più dure.    Anche in questo caso, i governi che attribuiscono molta importanza al consenso dell'opinione pubblica saranno portati a scegliere la strada meno efficace delle misure progressivamente più dure, ma che obbligano poi a periodi di restrizione più lunghi.

L'autore quantifica anche il costo dei ritardi in termini di decessi e di impatto economico.   Nel capitolo "Tergiversare costa" produce diverse stime dell'impatto dei ritardi nel decidere le misure restrittive e quello del prendere gradualmente misure sempre più dure invece di intervenire subito in maniera forte.   I risultati dei suoi calcoli fanno paura.   Rimando al libro per le cifre delle migliaia di morti che si sarebbero potute evitare.

Il libro spiega bene un altro concetto che è apparso recentemente alla ribalta: la necessità di tenere basso il numero dei contagi indipendentemente dalle capacità del sistema sanitario locale.   Ho commentato questo punto recentemente su Uomini & Business (disponibile anche su questo sito).   Nella prima versione del sistema dei colori attribuiti alle regioni italiane (giallo, arancione e rosso) la capacità del sistema sanitario locale aveva una certa importanza: il Veneto era in giallo pur avendo più nuovi contagi di regioni che erano invece in rosso.   All'inizio del 2021 questo errore è stato corretto quando si è deciso di far dipendere il colore dal valore del coefficiente Rt.

Il libro spiega bene la necessità di tenere basso il numero totale di persone contagiate.   Partendo, per esempio, da una situazione di mille persone contagiate nel paese (situazione esistente in alcuni paesi industrializzati lontani) e con un coefficiente Rt non contrastato pari a 1,3 dopo tre settimane si hanno tremila nuovi casi.   Ma se si parte da una situazione di un milione di contagi (oggi in Italia abbiamo mezzo milione di "casi attivi") dopo tre settimane nella stessa situazione si avrebbero tre milioni di nuovi casi.

Un altro messaggio importante del libro è che la seconda ondata non era inevitabile.   L'autore esamina quello che è successo in 25 paesi eliminando quelli emergenti i cui dati non sono molto affidabili e i paesi molto piccoli.   In 10 dei 25 paesi esaminati non c'è stata una seconda ondata.   I governi di questi paesi sono intervenuti in tempo utile.

Un altro messaggio importante è la costatazione empirica che i paesi che hanno fatto un numero alto di tamponi sono quelli che hanno avuto un numero più limitato di decessi.   Un grafico pubblicato alla pagina 99 mostra che l'Italia è uno dei paesi che ha fatto meno tamponi (insieme a Francia, Olanda, Svezia e Regno Unito).   Un altro grafico alla pagina 100 mostra che dalla metà di novembre il numero dei tamponi PCR effettuati in Italia è andato diminuendo fino a metà dicembre (chiusura della redazione del libro).

Trovo poco generose le critiche dell'autore a due prese di posizione dell'OMS e di molti governi nella fase iniziale della pandemia: quella sull'efficacia delle mascherine e quella sulla necessità di tamponi.   Secondo me si è trattato chiaramente di "bugie a fin di bene" per evitare situazioni sociali difficili.    Del resto la bugia sull'inefficacia delle mascherine era di una falsità evidente; se le mascherine erano cosi poco efficaci nel proteggere le persone perché mai riservarle al personale medico e alle persone a contatto con il pubblico ?   Questa bugia e la raccomandazione di riservare i tamponi a chi aveva sintomi erano chiaramente motivate dalla scarsa disponibilità di questi dispositivi e dal voler evitare situazioni di panico.

Dove l'autore ha sicuramente ragione è nel criticare il basso numero di tamponi fatti anche quando la loro disponibilità è aumentata.   Immagina anche che ci sia stata la volontà di non spaventare sulla reale gravità del contagio nei vari paesi (sicuramente una preoccupazione espressa esplicitamente da Donald Trump).   L'autore critica l'assenza di reazioni del governo di fronte alla proposta avanzata dal professor Crisanti di portare la nostra capacità di far tamponi ad almeno 300mila al giorno.

L'autore critica le rassicurazioni iniziali del nostro governo sulla preparazione del nostro sistema sanitario (aggiungo io, definito continuamente dalla Rai "una eccellenza mondiale", affermazione drammaticamente smentita dai fatti).

L'autore considera le scuole un fattore di rischio importante.   Non per quello che può succedere nelle classi, ma per i trasporti e gli assembramenti fuori dalla scuola.   Le ragioni e gli argomenti che avanza mi hanno portato a rivedere la mia posizione su questo punto.   Luca Ricolfi afferma che il basso numero di contagi in Italia in luglio e agosto sarebbe in buona parte dovuto al fatto di non aver riaperto le scuole a maggio/giugno.    Il fatto che la seconda ondata in Italia sia arrivata più tardi che in altri paesi sarebbe anche dovuto al fatto che da noi la riapertura delle scuole avviene più tardi che in altri paesi.

Luca Ricolfi è molto critico sull'esaltazione del "modello italiano" che è stata fatta dal nostro governo durante l'estate.   E non cita l'increscioso incidente del libro scritto dal ministro Speranza sui successi di questo modello e che è stato precipitosamente ritirato dalle librerie qualche giorno prima del suo lancio vista la ripresa della pandemia nel nostro paese.

L'autore del libro critica anche l'apertura delle frontiere che attribuisce alla "ideologia europea".   La sua critica su questo punto non mi sembra del tutto giustificata.   Sicuramente un paese che ha un basso numero di contagi deve proteggersi dall'arrivo di persone da zone dove il numero dei contagi è più alto.   Ma in Europa una chiusura ermetica delle frontiere è impossibile ed è quindi necessario armonizzare le decisioni in questo campo tra i vari paesi.   La chiusura delle frontiere britanniche durante la prima ondata e concentrata sugli scambi con il resto dell'Europa era francamente ridicola considerando che in quel momento il Regno Unito aveva un numero di contagi molto più alto di quello degli altri paesi europei.

Non posso condividere le invettive dell'autore contro l'ideologia europea o occidentale.   L'apertura del mondo agli scambi e al movimento delle persone non è qualcosa a cui si possa rinunciare facilmente.   Un  capitolo del libro è dedicato a queste critiche.

Luca Ricolfi chiude il suo libro con un'osservazione molto interessante.    Fa notare che i migliori risultati nella lotta contro il Covid-19 sono stati ottenuti dalla Nuova Zelanda, dalla Danimarca, dalla Finlandia e dalla Norvegia.   Anche l'Islanda si è difesa abbastanza bene e, tra i paesi europei più grandi, la Germania è il paese che finora ha i migliori risultati.    Tutti questi sei paesi sono guidati da donne.   Ricolfi osserva che questo risultato potrebbe essere dovuto al caso, o forse no.

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Risposte

  • Grazie della recensione Fabio. Luca Ricolfi ha partecipato proprio lunedì ad una chat organizzata da Massimiliano Morettini che lo ha intervistato sul suo nuovo libro. Siamo stati in tanti ad ascoltarlo. Da leggere.

  • Caro Fabio,

    ho letto con piacere la tua recensione del libro di Ricolfi che stimo anche per essere spesso "fuori dal coro" e formulare alcune idee originali come per esempio la definizione dell'Italia quale "società signorile di massa", il titolo del suo penultimo libro. Il fatto che non lo si possa definire progressiste non mi interessa, visto che purtroppo il valore della definizione è andato perdendosi nel tempo. Come spiegare altrimenti che un personaggio come il nostro primo ministro possa essere definito tale (io la mia stima in lui l'ho perduta fin dal suo primo apparire sulla scena pubblica quando ha vantato inesistenti master alla Comumbia University o alla Sorbona: fatti gravissimi che in Paesi più seri avrebbero provocato il suo immediato bando dalla vita pubblica). Riguardo all'azione contro la pandemia il nostro governo, pur inadeguato, non credo abbia fatto peggio di altri governi europei (vedi Francia Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi). Sono d'accordo che le misure "stop and go" per limitare i danni al consenso non sono efficaci e meglio sarebbero misure immediate, dure e limitate nel tempo.

    Il fatto che i migliori risultati nella lotta contro il Covid-19 li abbiano ottenuti i paesi guidati da donne dovrebbero farci riflettere: noi non abbiamo ancora avuto un primo ministro donna. Non sarebbe il momento di rovare?

  • Signor Perazzoli,

    due osservazioni rapide sul suo interessante commento.   Ho riassunto il libro di Luca Ricolfi in due pagine e mezza e ho dovuto lasciare fuori alcune idee importanti.   Coerentemente Ricolfi chiede la chiusura delle frontiere nazionali e fa notare che i paesi che hanno avuto i risultati migliori sono isole, penisole o in altre maniere isolati dagli altri paesi.   Ricolfi sostiene la tesi che lei riassume in "la globalizzazione l'ha portata, la nazione la caccia" in una maniera che mi è difficile da accettare.   Non riesco poi a vedere come si possano chiudere le frontiere in Europa con la quantità di lavoratori transfrontalieri e gli scambi commerciali che abbiamo.    Tanti confini passano poi all'interno di zone densamente abitate e non permettono nessun controllo anche se lo si volesse introdurre.

    Oltre a questo elemento, Ricolfi considera che i paesi che sono riusciti ad evitare la seconda ondata hanno ottenuto questo risultato attraverso un'azione molto decisa di tracciamento di tutti i contatti possibili di ogni persona infettata.   Questo implica un'alta capacità di effettuare test.   Questo è il motivo per il quale esprime in termini molto forti  la sua amarezza per il fatto che la proposta del professor Crisanti per aumentare la capacità di fare tamponi nel nostro paese non abbia nemmeno ricevuto una risposta di cortesia da parte del governo.    Ricolfi considera i lockdown (severi e brevi) una misura che diventa necessaria solo quando non si riesce a fare abbastanza tracciamento.

    Ma questo tracciamento è possibile con il numero di nuovi contagi che l'Italia ha avuto in luglio/agosto.   E' forse possibile fino a 3000/4000 nuovi contagi al giorno al livello nazionale per un paese con la popolazione che ha l'Italia.   E' assolutamente impossibile con il numero di contagi che abbiamo da varie settimanr.

    Domenica sera, a "Che tempo che fa?", Walter Ricciardi e Roberto Burioni hanno espresso le stesse idee.

  • Interessante la questione del rapporto tra lotta efficace e ricerca del consenso. Occorre dire però che non vale solo per il virus (esempio:  le riforme in Italia). Il virus evidenzia, invece, il problema del consenso e della politica, per la sua eccezionalità: non c’è infatti  un conflitto tra interessi diversi o tra categorie diverse in quanto tutti siamo interessati alla fine della pandemia.  I governi hanno agito però come avrebbero agito in qualsiasi altro caso: cercando il consenso. In parte a ragione, perché non è scontato portarsi tutto il paese dietro (non una parte, una maggioranza, come avviene si solito) quando si tratta di chiudere attività economiche, limitare la libertà etc. Emerge comunque una debolezza dei governi, che è evidenziata dall’aver cercato legittimità per le misure radicali mettendo l’opinione pubblica davanti al fatto compiuto.  

    Ma chiudere tutto e prima e meglio avrebbe risolto il problema? Ho qualche perplessità. La crescita esponenziale (che è indicata anche nel titolo del libro) se è il punto forte della critica di Ricolfi, è anche l’obiezione principale che è possibile opporgli.

     Mi spiego.  La critica al governo italiano di Ricolfi è che  ha chiuso troppo perché ha chiuso poco (lockdown parziali) quando si sarebbe dovuto chiudere tanto.  Tuttavia, se anche una nazione fosse riuscita a estinguere il virus dentro i propri confini, l’avrebbe poi importato di nuovo da altre nazioni. Il virus è arrivato dalla Cina, non è nato in Italia, e poi è esploso (sviluppo esponenziale). Se basta poco virus perché si scateni la pandemia, allora chiudere tanto subito non credo avrebbe risolto il problema. E' una soluzione credo solo preferibile a certe condizioni. Ecco perché il suo stesso argomento gli si  può rivolgere contro. La risposta di Ricolfi potrebbe trovarsi nella critica all’ "ideologia europea": l’apertura delle frontiere. Come a dire: solo gli stati e il controllo dei confini hanno una risposta alla pandemia. La globalizzazione l’ha portata, la nazione la caccia.

     Ma neanche questa tesi mi convince. Mi pare una critica controfattuale. Prima infatti Ricolfi introdoce in modo surrettizio, come un fatto possibile, delle condizioni irrealistiche, poi ne deduce una soluzione che, però, ha assunto come possibile in partenza. È come dire: in una situazione di isolamento totale, il virus si sarebbe estinto con una chiusura ermetica. Oppure se fossimo buoni, non avremmo bisogno di leggi.  La tesi è  vera, ma come è vero che A è A. Di fatto è irrealistica. Il virus non si espandono per caso, ma perché hanno un loro successo adattativo nella realtà della società umana.

     Il libro di Speranza e le fesserie sul sistema sanitario migliore del mondo sono un altro caso di un paese chiuso nella sua pericolosa  bolla mediatica. Sconcertante che si sia fatto credere in estate che il problema fosse oramai superato. Mi sono sgolato a raccontare la storiella del riso e dello sviluppo esponenziale a persone, di una certa cultura, che non capivano, che credevano all'ottimismo del governo (interessante che nel caso dei vaccini accada l'opposto). Come hanno fatto i paesi che sono riusciti ad evitare la seconda ondata? Qui è tutto il punto che non mi è chiaro.

    Chiaro invece il rapporto inversamente proporzionale tra tamponi e morti.  In generale, una situazione di emergenza è stata davvero affrontata con strumenti di emergenza?  All’inizio i governi hanno creduto  che la pandemia si sarebbe potuta superare con l’igiene pubblica (ricordo un dibattito in Olanda) e che il virus era poco più di un’influenza. La risposta scientifica (con i vaccini) è  stata molto più veloce di quella politica. Tuttavia, la Great Barrington Declaration (che oggi si capisce sarebbe stata disastrosa) è nata da tre scienziati di importanti università americane.

  • Stasera, a "Che tempo che fa", c'erano il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza, e Roberto Burioni.   

    Entrambi hanno sottolineato l'osservazione principale fatta da Luca Ricolfi: in caso di epidemia non si può aspettare che l'opinione pubblica si sia convinta della necessità di prendere misure dure, ma bisogno agire rapidamente non appena si  hanno indicazioni che si è in presenza di un'epidemia con sviluppo esponenziale.   

    Il professor Ricciardi ha detto che quello di cui si ha bisogno è di un lockdown duro per tre/quattro settimane invece delle misure stop and go che si stanno prendendo adesso.   Roberto Burioni ha ricordato come questo approccio abbia funzionato di fronte alla prima ondata; a giugno/luglio avevamo portato il numero dei nuovi contagi ad un livello gestibile.   Entrambi hanno ricordato che dopo aver portato il nuomero dei nuovi contagi ad un livello basso bisogna investire molto nei tamponi e nel tracciamento sistematico dei contatti di ogni nuovo caso positivo per tenere l'epidemia sotto controllo. 

    Fabio Fazio a chiesto al professor Ricciardi perché allora il ministro Speranza, di cui lui è consigliere, non segua le sue raccomandazioni.   La risposta di RIcciardi è stata molto franca:  il ministro sarebbe convinto della necessità di agire come i virologi suggeriscono, ma il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) avrebbe una posizione diversa.   Il professor Ricciardi sarebbe in disaccordo completo con la posizione del CTS.   Secondo il professor RIcciardi, lo stop and go impedisce alla curva di peggiorare, ma non la fa scendere.   Siamo su di una tendenza da centinaia di morti al giorno.   Un lockdown duro di tre/quattro settimane ridurrebbe anche i danni economici perché ridurrebbe significativamente la lunghezza delle restrizioni.   Un lockdown duro eliminerebbe anche le frustrazioni dovute alle tante incoerenze - vere o percepite - delle misure attuali (perché non posso fare questo se tizio può fare qull'altro).

  • Stasera

  • Il libro sembra molto interessante. Il mio punto di partenza nel leggerlo, e nel valutare le critiche, è che, evidentemente, ci sono molte incertezze sulle soluzioni migliori da adottare. Se fosse ovvia la "risposta ottimale" da dare alla pandemia non avremmo avuto strategie così differenziate tra paesi e nel tempo. In  una situazione d'incertezza è inevitabile fare errori, che appaiono tali solo con l'esperienza. Ex post alcune soluzioni si riveleranno giuste ed alcune sbagliate. Non bisogna trascurare il ruolo del caso, della fortuna se vogliamo chiamarla così, nel successo o l'insuccesso di questo o quel paese nell'affrontare la pandemia. Un paese potrebbe risultare, ex post, aver fatto meglio di un altro solo perchè è stato fortunato nel fare le scelte che l'esperienza successiva ha validato. L'alternarsi delle classifiche dei paesi nell'efficacia delle loro risposte sembra indicare che in effetti c'è una dose abbondante di caso nei risultati. Certamente non tutto è dovuto al caso, ma tentare di distinguere ciò che è casuale da ciò che non lo è mi sembra essenziale per giudicare dell'azione di un governo. E se non si riesce a farlo, allora serve molta prudenza nello stilare classifiche, specie se le si presentano in modo definitivo.

  • Anch'io non mi sento di criticare questo o quel governo per come ha gestito la crisi,una crisi veramente eccezionale e fuori di qualsiasi immaginazione. Non mi sento nemmeno di criticare l'OMS, che avrebbe potuto controllare la preparazione dei vari Paesi a far fronte a queste crisi, più recenti nei Paesi africani. Molte verità verrano fuori di sicuro con il tempo.

    Di certo i toni trionfalistici e di self congratulation andrebbero evitati, specie quando il prezzo pagato in termine di vittime è altissimo.

    Ne' possiamo dire che questo o quel Paese l'ha gestita meglio, non si può dire nemmeno più per la Germania, alle prese con una nuova forte ondata. 

    Nella riunione di ieri (21/1) i ministri UE si sono accordati per vietare i viaggi non necessari, ma hanno per fortuna rifiutato di chiudere le  frontiere. Trovo importante questo coordinamento a livello UE, speriamo che si installi queasta abitudine più in generale.

  • Mi dispiace per la perdita di Giuseppe Turani. Mente finissima, se non erro scriveva anche su "La Repubblica".

    Ricolfi l'abbiamo visto in televisione, nel programma "Quante storie" del successore di Augias, Zanchini.

    Non condivido le critiche contenute nel suo libro. L'Italia si è battuta bene e si batte nel corso della pandemia. Ad essere sbagliati sono i comportamenti individuali e di gruppo. Pensa che ieri era "la giornata dell'abbraccio". Quale utilità puo' avere questa giornata, adesso, lascio a te giudicare.

    Quello che molti di noi non capiscono (o meglio capiscono, ma non ci vogliono credere) è la critica politica veramente fuori luogo in queste circostanze e men che mai possibilità di crisi governative che non servono a nessuno,

    Cordiali saluti e buon anno,

    Marcello

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