Crisi greca

Girano moltissime idee sbagliate sull'aiuto dell'eurozona alla Grecia.   Viste le dimensioni e l'importanza di questa crisi per il paese e per tutta l'Unione europea vale la pena di continuare a parlarne.

Apro questa discussione con un riassunto degli elementi fondamentali di questa lunga crisi che avevo posto qualche tempo fa sulla mia pagina Facebook.    Nel riquadro in basso su questa pagina è possibile vedere i miei interventi nelle discussioni su di un altro sito che si sono tenute nel 2015.   Se ne è discusso tanto.   Solo i miei interventi superano le 240 pagine ! 

* * * * * *

La Grecia ha attraversato una crisi molto profonda, il livello del PIL reale è sceso di quasi un quarto (del 23 per cento tra il 2009 ed il 2016) e questo ha ridotto sostanzialmente i redditi facendo aumentare la disoccupazione e la povertà.   Ci sono molte critiche che possono e devono essere fatte a misure specifiche di politica economica che sono state applicate, ma la realtà è che, nella situazione in cui la Grecia si è trovata nel 2010, una fortissima riduzione del disavanzo di bilancio e una forte recessione erano inevitabili.   L'aiuto europeo ha ridotto in maniera molto sensibile le dimensioni della crisi economica e sociale del paese, ma non ha potuto evitarla.  

Senza l'aiuto europeo la situazione sarebbe stata molto peggiore.   Molti, senza spiegare come arrivano a questa conclusione, affermano che lo stato greco non avrebbe beneficiato gran ché degli aiuti.   Ma sono poi incapaci di spiegare come sia stato possibile che lo stato greco tra la fine dell'aprile del 2010 e la fine del 2017 abbia speso circa 130 miliardi di euro in più di quanto incassato come tasse e contributi sociali; una cifra pari a tre quarti del PIL greco del 2017.  

Per comprendere meglio il significato di questa cifra è utile riportarla alle dimensioni del nostro paese.   Il PIL greco è poco più di un decimo di quello italiano, quindi questo aiuto corrisponde a una cifra di circa 1250 miliardi per un'economia come quella italiana, ossia più di 150 miliardi di euro all'anno per gli otto anni della crisi .   Raffrontiamo questa cifra alle "manovre" annue di cui si parla ogni ottobre nel nostro paese.   Immaginiamo cosa significherebbe avere qualcuno che ci permetta di spendere ogni anno e per otto anni 150 miliardi in più di quello che incassiamo.

Ricordo gli elementi principali della crisi del debito pubblico greco del 2010.

La Grecia tra il 2004 ed il 2009 ha aumentato la sua spesa corrente al netto degli interessi, quindi la spesa corrente sotto il controllo del governo, del 50 per cento (esattamente del 49.4 per cento).    Questo è stato dovuto soprattutto ad un aumento del pubblico impiego di quasi centomila persone;  come se l'Italia avesse assunto 600mila persone in cinque anni.

Il governo Papandreu ha dichiarato alla fine del 2009 che il disavanzo dell'anno in corso non sarebbe stato più o meno del tre per cento come inizialmente previsto, ma molto più alto (si saprà poi che sarà stato pari al 15,1 per cento del PIL).

George Papandreu chiese l'aiuto della comunità internazionale il 28 aprile 2010 e il 6 maggio arrivarono i primi aiuti del FMI e dell'eurozona.

Inizialmente si era deciso di prestare dei soldi alla Grecia perché questa potesse rimborsare i suoi titoli di stato in scadenza e evitasse di finire in default.   Si era avuto paura che un default (fallimento ufficiale) del paese scatenasse una crisi del sistema finanziario europeo, come quello della Lehman Brothers - una banca abbastanza piccola - aveva provocato la paralisi del sistema finanziario mondiale.   Questa linea fu sostenuta soprattutto dalla BCE, dalla Francia, dalla Spagna e dall'Italia che erano preoccupate per le conseguenze di un default greco sulla sostenibilità del debito degli altri paesi.

Ma dalla fine del 2010, soprattutto sotto la pressione del FMI e della Germania, ci si rese conto che la situazione greca era molto più grave di quanto inizialmente era apparso e si cominciò a organizzare il default del paese che fu effettuato, in due operazioni, nel 2012.   Nel frattempo furono rimborsati 58 miliardi di titoli di stato greci venuti in scadenza.

Nel 2012 si ritirarono quasi 200 miliardi di titoli di stato greci ancora sul mercato.   Questi furono sostituiti da 41 miliardi di euro praticamente in contanti e da 30.5 miliardi di euro di nuovi titoli greci a trenta anni con un tasso di interesse molto basso.   L'operazione comportò la cancellazione di 126.6 miliardi di euro di titoli di stato greci.

Si è trattato del più grande default della storia e di uno dei più duri.   Un gruppo di 200 investitori italiani fece ricorso contro l'operazione di fronte alla Corte di Giustizia dell'UE, ma lo perse.   Yannis Varoufakis scrisse parole di fuoco sui danni che questo taglio aveva provocato alle famiglie greche.   I titoli di stato greci erano soprattutto nelle mani delle banche, ma anche nelle mani di investitori privati e di fondi pensione.   Tra le banche straniere quelle più esposte nei confronti della Grecia erano quelle francesi.   

I preparativi del default greco (si dovettero introdurre nuove leggi) preoccuparono i mercati finanziari e provocarono effettivamente il temuto "contagio".   Si pensò che se un paese dell'eurozona andava in default, questo avrebbe potuto succedere anche per altri paesi.   Il 21 novembre 2010 l'Irlanda richiese formalmente l'aiuto dei paesi dell'eurozona.   Le finanze pubbliche irlandesi erano state sane, ma la decisione del governo di dare una garanzia per tutte le operazioni delle banche del paese portò il disavanzo irlandese del 2010 al 32 per cento del PIL !  

Nell'aprile del 2011 fu il Portogallo a dover richiedere l'aiuto finanziario del FMI e dell'eurozona.    Nel giugno-luglio del 2011 il contagio raggiunse la Spagna; altro paese con finanze pubbliche sane, ma che si trovava ad aver bisogno di almeno 50 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche colpite dallo scoppio della bolla immobiliare.   Infine fu il turno dell'Italia, che non aveva certo finanze pubbliche sane, nella seconda metà del 2011.   Lo spread rispetto ai titoli tedeschi a dieci anni passò da circa 50 nella prima metà dell'anno ad un picco di 575 al momento del cambio di governo tra Silvio Berlusconi e Mario Monti.

Ritorno alla Grecia.  Grazie all'aiuto (soprattutto dell'eurozona), il governo greco ha potuto spendere tra la fine dell'aprile 2010 e la fine del 2017 circa 130 miliardi di euro più di quanto incassato con le sue entrate.   Questa cifra ha finanziato i disavanzi che sono stati fatti in quegli anni e ha permesso la necessaria ricapitalizzazione delle banche greche.

Senza l'aiuto europeo la Grecia avrebbe dovuto avere un bilancio assolutamente in pareggio dal 2010 visto che le era diventato impossibile raccogliere fondi sul mercato dei capitali; avrebbe potuto spendere solo quello che avesse incassato come entrate fiscali.   Il paese sarebbe dovuto passare quasi istantaneamente da un disavanzo pari al 15 per cento del PIL (nel 2009) ad un bilancio in pareggio.   Senza l'aiuto europeo la situazione economica e sociale in Grecia sarebbe stata molto peggiore di quelle già bruttissima effettivamente vista.

L'aiuto dell'eurozona è consistito in prestiti per 266.6 miliardi di euro, una volta e mezza il Pil del paese del 2017 (questo ci ricorda che un'operazione simile per l'Italia, un prestito di 2500 miliardi, è impossibile; nessuno può aiutarci come è stata aiutata la Grecia).   I prestiti dell'eurozona alla Grecia sono ad un tasso di interesse medio di circa l'un per cento e con scadenze tra il 2022 fino a ben dopo il 2060.

Per diminuire ancora di più le difficoltà del paese, i paesi europei avrebbero dovuto prestare alla Grecia molto di più dei 266.6 miliardi di euro che le hanno prestato. Sarebbe stato necessario che lo stato greco potesse spendere in più rispetto ai suoi incassi non i 130 miliardi in più effettivamente spesi, ma forse 170 o 200.     Sarebbe stato politicamente possibile?

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Risposte

  • Recentemente, ho scritto questa risposta su Quora.    Altre risposte che ho dato su Quora a proposito dell'unione monetaria europea si trovano nella sottopagina "Quora" di questa pagina.

    (182) Risposta di Fabio Colasanti a Come mai la Grecia nel 2008 non...

    Come mai la Grecia nel 2008 non ha subito lo stesso disastro economico che ha subito il Venezuela?
    Risposta di Fabio Colasanti, Laurea Economia, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (1975)
  • Ho accettato l'invito di Costantino De Blasi e Michele Boldrin di partecipare ad una delle puntate della loro serie "l'Officina del Macroeconomista".   La puntata è stata dedicata ad un'analisi degli interventi dell'eurozona e del FMI a favore della Grecia e ha come titolo "Il MES ha generato la Grecia o la Grecia ha generato il MES ?".   Su questi interventi si è sviluppata una narrativa inesatta che è in parte alla base delle paure sull'uso dei prestiti del MES.

    Questa puntata è visibile a questa URL :

    https://www.youtube.com/watch?v=xB1NR4S8uoQ

     

    L'invito era probabilmente dovuto al mio interesse per tutto quello che riguarda la Grecia che, tra l'altro, mi aveva portato qualche anno fa a pubblicare un'analisi dei tre programmi di aiuti alla Grecia.  Questo studio, dell'inizio del 2016, è scaricabile a queste due URL:

    http://www.epc.eu/en/Publications/Financial-assistance-to-Greece~25....

    https://www.academia.edu/30111804/Financial_Assistance_to_Greece_Th...

  • L'idea che si sarebbe potuto "salvare" la Grecia con qualche decina di miliardi prestati rapidamente non sta in piedi. 

    Alcuni l'hanno creduto all'inizio della crisi o hanno voluto crederlo. Ma la maggior parte degli osservatori, già al momento dello scoppio della crisi, avevano fatto osservare che l'idea era sbagliata. 

    Alla base di questo malinteso c'era l'impressione che la Grecia stesse semplicemente affrontando una "crisi di liquidità" e che un piccolo prestito (30-40 miliardi di euro) avrebbe potuto risolvere la situazione e che, dopo qualche mese in cui il paese avrebbe rimborsato i titoli del suo debito pubblico con i fondi europei o del FMI, la Grecia avrebbe poi potuto riprendere ad indebitarsi sul mercato come prima. 

    In realtà, la Grecia aveva un problema di "insolvenza", non di liquidità. La situazione delle sue finanze pubbliche era disperata. Il disavanzo di bilancio per il 2009 previsto a meno di tre per cento del PIL nell'ottobre 2008, si è rivelato essere un disavanzo superiore al 15 per cento del PIL. 

    In ogni caso, la reazione europea e del FMI alla richiesta di aiuto della Grecia è stata molto rapida. La domanda di aiuto di George Papandreu fu del 23 aprile 2010 e i prestiti europei e del FMI furono erogati nella prima metà di maggio. Tra il momento della richiesta di aiuto e il marzo 2012, la Grecia ha potuto rimborsare alla scadenza tutti i suoi titoli di stato grazie agli aiuti ricevuti. 

    E la cosa fu molto complicata. A quei tempi non esisteva il fondo salva-stati e la Commissione europea dovette organizzare una serie di prestiti bilaterali da ogni stato membro dell'eurozona alla Grecia. Il paese non è andato in default fino al marzo 2012. Non c'è stato alcun ritardo da parte dell'Unione europea che abbia avuto conseguenze negative. 

    Chi ha creduto che il paese fosse in una crisi di "liquidità" può consolarsi pensando che le autorità dell'eurozona e il FMI si sbagliarono anche loro nel valutare la situazione economica greca. Nel primo pacchetto di aiuti si era ritenuto che la Grecia potesse ancora rivolgersi al mercato e che avrebbe potuto trovare la metà dei fondi necessari per il periodo coperto dal programma attraverso l'emissione di titoli. Per di più, si decise di applicare alla Grecia i tassi di interesse praticati di solito dal FMI per incitare il paese a rimborsare i prestiti il più rapidamente possibile. 

    Ma già verso la fine del 2010 ci si rese conto che la situazione era disperata. Il paese aveva perso l'accesso al mercato perché tutti si stavano rendendo conto del vero stato delle finanze pubbliche greche. Si decise di abbassare i tassi di interesse pagati dalla Grecia a valori bassissimi (in alcuni casi al di sotto del costo sopportato dai debitori per raccogliere i fondi sul mercato; caso dell'Italia). Si decise anche di cominciare ad organizzare il default della Grecia che richiese una grossa preparazione (il Parlamento greco adottò delle leggi retroattive) e il default fu organizzato nel marzo del 2012. Si ritirarono tutti i titoli di stato greci ancora sul mercato (198 miliardi di euro) e si compensarono i loro detentori con 29.7 miliardi di titoli a uno o due anni dello EFSF (il predecessore del MES) e 62.4 miliardi di nuovi titoli greci a 30 anni e a tassi di interesse più bassi. 

    Ma la situazione dell'economia greca era talmente grave che a dicembre si decise di offrire ai detentori dei 62.4 miliardi di nuovi titoli greci la possibilità di restituirli in cambio di poco più di un terzo del loro valora nominale in contanti. I detentori di titoli per 31.9 miliardi di euro accettarono l'offerta e ricevettero in cambio 11.3 miliardi di euro in contanti. Nell'insieme, le due operazioni portarono alla cancellazione di titoli di stato greci per 126.6 miliardi di euro. 

    Chi pensava nel 2010 che la Grecia avrebbe potuto essere salvata con qualche decina di miliardi euro da una crisi di "liquidità" può quindi essere parzialmente scusato. 

    Ma oggi sappiamo quale era il vero stato dell'economia greca e delle finanze pubbliche del paese. Non c'è mai stata una crisi di "liquidità", c'è sempre stata una crisi di "insolvenza". Affermare oggi che la Grecia avrebbe potuto essere salvata con poco è sbagliato. Ripetere questa affermazione equivale a far circolare una bufala.

  • Questo è il commento di un autorevole bollettino quotidiano sul programma di Mitsotakis. Alla fine si chiedono dove questo potrà mai trovare i soldi per finanziare tutte le promesse. E' la solita storia. 
     
    * * * * * *

    Kyriakos Mitsotakis may have come into office with less fanfare than previous governments: there is no big style programme of quick fixes for the economy such as the Thessaloniki programme, and the prime minister's tone is more measured. But in substance Mitsotakis did promise quite a lot, especially when it comes to tax cuts. Macropolis listed all cuts promised on the campaign trail, some of which are likely to be included in the budget bill the government promised to deliver before the summer break in August:
     
    reduction of the income tax rate from 22% to 9% for low incomes up to €10,000;
    corporate tax cut from 28% to 24% next year and from 24% to 20% in 2021;
    dividend tax reduced from 10% to 5% next year;
    ENFIA property tax lowered by 30% across the board over two years 2020/2021;
    solidarity tax on incomes to be scrapped;
    trade tax to be reduced by 50% and then scrapped;
    VAT charged on the sale/transfer of newly built properties suspended for three years;
    capital gains tax on property also suspended for three years;
    better payment terms for anyone owing up to €3,000 to the tax office;
    reduction of VAT from 24% to 22% and from 13% to 11%; and
    main pension contributions to drop from 20% to 15%.
    A long list indeed. He also promised handouts in the form of premiums for newborn children, higher minimum wages, or hiring 1500 more police officers.
     
    How is New Democracy planning to finance this and fulfil the primary surplus target of 3.5% of GDP? The €1.5bn they found in savings may not be so easy to realise. Or does the government count on getting a lower primary surplus target negotiated any time soon?
  • Ekathimerini del 22 novembre riporta dei dati sull'andamento dei salari medi in Grecia che sono piuttosto sorprendenti. I dati sono stati calcolati dalla Banca di Grecia a partire da una banca dati del ministero del lavoro (banca dati Ergani).

    Nel periodo 2014-2017 i salari medi nel settore pubblico sarebbero aumentati del 16.7 per cento (da una media di 1287 euro al mese ad una di 1502 euro) mentre nello stesso periodo i salari medi del settore privato sarebbero diminuiti del 3 per cento.

    Nel settore manufatturiero i salari sarebbero i più alti del settore privato: 1 111 euro al mese contro una media di 982 euro per tutto il settore privato. Nel settore della distribuzione il salario medio sarebbe di 757 euro al mese, mentre nel settore dei ristoranti il salario medio sarebbe di soli 368 euro.

    Si parla di cifre basse; ma non è possibile che il settore pubblico continui ad essere quello che offre le retribuzioni più alte e quello dove queste aumentano più rapidamente. La Grecia non sembra aver imparato molto dal terremoto economico che ha subito. Le alte e crescenti retribuzioni del settore pubblico sono finanziate da chi guadagna sostanzialmente di meno.

    Riporto anche il testo originale della versione inglese del giornale.
    -----------------------------------------------------
    The best employer in Greece was the public sector in the period from 2014 to 2017, during which time the average wage for contract and non-permanent staff rose 16.7 percent, according to data from the Labor Ministry's Ergani database.

    The average wage in the public sector totalled 1,502 euros in 2017 compared with 1,286.6 euros in 2014, the data showed.

    The same did not apply to the private sector, where the average wage fell by about 3 percent in the same period.

    The data was requested by the Bank of Greece from the ministry and was then passed on to social partners as part of the consultation for the redefinition of the minimum wage.

    Apart from the public sector, wage increases of 2.66 percent were registered in the financial sector during the same period (2014-2017), as well as in mainland and pipeline transport, where there was a 16.17 percent jump.

    Wages in manufacturing are 13 percent higher than the average wage in all other sectors with 1,111.4 euros versus an average wage of 982.4 euros in all other sectors, while in the restaurant sector they are 63 percent lower (366.8 euros) than the average.

    The same applies in retail, where wages are 23 percent below average (757.1 euros).

    http://www.ekathimerini.com/…/average-wage-rose-in-public-s&...

    Average wage rose in public sector in 2014-2017, fell in private, Roula Salourou | Kathimerini
    The best employer in Greece was the public sector in the period from 2014 to 2017, during which time the average wage for contract and non-permanent…
  • Fabio Colasanti 24 Luglio 2018, alle 21:58

    Riporto un post di una persona attiva nel nostro gruppo su Facebook, Evangelos Alexandritis.   Non ho ancora potuto verificare la veridicità di quanto afferma a proposito dell'assunzione dei pompieri temporanei, ma la cosa - come approccio - ricorda cose conosciute.

    In questi giorni si trovano in Grecia moltissimi italiani per vacanze e inoltre ItaloEllenici, famiglie miste che vivono tra le due patrie.   I focolai maggiori di ora si trovano nei pressi di Atene, ma tutta la Grecia viene colpita quasi tutti gli anni dalle catastrofi innaturali, provocate dall'ignavia umana, l'abusivismo edilizio, la mancanza di profilassi antincendio, l'assenza di uno Stato efficace di garantire prevenzione e tutela del territorio, protezione civile davvero efficace.

    Per esempio, l'attuale governo nazionalcomunista SYRIZANEL di Tsipras - Kammenos ha provveduto all'assunzione di ben 5.500 pompieri estivi, selezionandoli esclusivamente tra disoccupati cronici con invalidità minima 50% e di età oltre i 45 anni.   Con queste "forze" sul campo contro gli incendi, cosa vuoi ottenere?  

    Una preghiera a Dio rende meglio e costa meno... ma i clienti assistiti dallo Stato parassita, devono pure votare!

  • Fabio Colasanti 23 Giugno 2018, alle 11:20

    Si è conclusa una fase degli aiuti europei alla Grecia.  Posto il link al comunicato ufficiale.

    http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2018/06/22/e...

    Tre punti da sottolineare.   Il primo riguarda l'uscita del FMI dall'operazione.   Il debito greco di poco più di 270 miliardi di euro è nei confronti dell'eurozona.

    Il secondo riguarda la riduzione effettiva del debito greco nei confronti dell'eurozona senza dirlo agli ellettori/contribuenti.   Alcuni aumenti dei tassi di interesse già previsti sono stati annullati.  La durata media delle scadenze (che già oggi arrivavano am 2067) viene allungata di dieci anni.   I tassi rimangono al livello attuale (circa l'un per cento in media), ma il pagamento degli interessi su di una parte dei prestiti viene rinviata al 2032.    In quest'anno si riesaminerà il tutto (con probabili nuovi allungame,nti delle scadenze).

    Il terzo riguarda il fatto che i ministri hanno inserito nel comunicato un paragrafo sui processi in corso contro l'ex direttore dell'ufficio statistico greco (ELSTAT) e contro anche altri tecnici colpevoli di aver detto la verità.    Ogni cittadino greco dovrebbe vergognarsi profondamente per questi processi da quarto mondo.

  • Fabio Colasanti 12 Giugno 2018, alle 21:46

    Che vergogna per la Grecia !   La pubblica accusa della stessa Corte Suprema aveva chiesto l'assoluzione (Andreas Georgiou è già stato assolto due volte in altri processi per la stessa cosa), ma la Corte Suprema ha comunque deciso di confermare la sentenza di due anni con la condizionale per non aver mostrato i dati definitivi sul disavanzo per il 2009 al Consiglio di Amministrazione dell'Ufficio Statistico Greco prima di trasmetterli ad Eurostat nel 2012.   I Consigli di Amministrazione degli altri uffici statistici gestiscono l'amministrazione dell'organizzazione, ma non hanno nulla da dire sui dati elaborati.   Il governo greco, come tutte le organizzazioni internazionali, non contesta e non ha mai contestato la correttezza dei dati.

    Parliamo tanto – giustamente – del comportamento di tanti paesi dell'est, ma dimentichiamo che la Grecia è, per molti aspetti, un paese degno del terzo mondo.   Sono orgoglioso di aver potuto dare un piccolo contributo alla campagna che è stata lanciata per poter permettere ad Andreas George di far fronte agli enormi costi giudiziari dei tre processi che sono stati lanciati contro di lui.

     

    Questo è un articolo di Kathimerini di oggi

    The criminal section of the Supreme Court upheld a conviction against the country's former statistics chief to two years in prison for breach of duty, dismissing an appeal to revert the sentence.

    A lower court had handed down a suspended sentence to Andreas Georgiou in August 2017, finding him guilty of not getting approval by the then board of ELSTAT before transmitting the 2009 deficit figures to Eurostat.

    The case of Georgiou has attracted intense criticism from Greece's international lenders who fully support his efforts between 2010 and 2015 to provide credible statistics on the country's finances.

    Eurostat, the European Union's official statistics service, has issued a series of statements over the years defending Georgiou and his figures.

    Georgiou will also face for the third time charges over accusations he falsified budget data to justify Greece's first international bailout.   He has already been cleared twice in judgments by the Council of Appeals Court Judges.

    Criminal charges of making a false statement were first brought against Georgiou in 2013 after members of the then existing board for ELSTAT accused Georgiou and other ELSTAT statisticians of artificially inflating Greek budget figures in 2009.

     

    E questo è del Financial Times del 10 giugno

    Greek supreme court rejects statistics chief’s appeal (Financial Times 10 June 2018)

    Greece’s supreme court has rejected an appeal by the country’s former statistics chief to quash his conviction in 2017 on charges of violation of duty.   According to people with knowledge of the decision, which has not yet been officially made public, the supreme court upheld the ruling against Andreas Georgiou, the former president of the statistical agency Elstat, even after the court’s own prosecutor asked for the conviction to be annulled.   The supreme court decision will bring to an end a long-running case against Mr Georgiou filed by two political appointees to the Elstat board of directors, as the two-year suspended sentence he received cannot be reversed.  The case is one of several brought against the former statistics chief since 2013 which have raised questions about commitment to the rule of law in Greece, and is the first to have reached a conclusion.  The leftwing Syriza government has faced criticism for not addressing the issue of political interference in the judicial system in the case of Mr Georgiou.   A Syriza official said on Sunday the independence of the judiciary was not in doubt.   The two Elstat board members, Zoe Georganta, a statistics professor, and Nikolaos Logothetis, a management consultant, who jointly brought the case said that Mr Georgiou should have presented the 2009 budget deficit figures for discussion, possible changes and approval by the board.   Their claim disregards Greek and EU legislation specifying that the statistics chief of a eurozone country has “the sole responsibility for deciding on  . . .  the content and timing of statistical releases”. 

    “Convicting me irreversibly for not allowing voting on European statistics makes this a bleak day for European statistics and for official statistics around the world,” Mr Georgiou said from the US on Sunday.   “It is a blunt affirmation that professional independence in the production of European statistics can indeed be crushed within the EU by national-level political interests and unfair judicial processes serving such interests.   ”He added: “It is also a sad and troubling day for Greece and the EU that such things, including overt violations of human rights, are allowed to happen within their borders.”Mr Georgiou, who said he expects to take the case to the European court of human rights, faces charges in another four cases in Greece that have still to be decided.  All the charges against him are related to accusations that he deliberately inflated the budget deficit figure for 2009 - the benchmark year for EU and International Monetary Fund experts working on Greece’s three bailout programmes — to damage Greece.  Mr Georgiou’s revised budget figure for 2009 was accepted as accurate by Eurostat, the EU’s statistical arm.   Euclid Tsakalotos, the Greek finance minister, has said the same figure is used by Greece and its creditors as a baseline for making projections on the budget deficit.  The former Elstat president, who set up the agency as an independent body according to the terms of Greece’s first bailout in 2010, left Athens at the end of his five-year stint and returned to Washington, where he had previously worked for the IMF.

  • Fabio Colasanti 19 Maggio 2018, alle 17:10

    Questo link porta ad un lungo riassunto della storia delle azioni legali contro Andreas Georghiou preparato dallo International Statistical Institute.
    https://www.isi-web.org/images/news/Court%20proceedings%20against%2...

    https://www.isi-web.org/images/news/Court%20proceedings%20against%20Andreas%20%20Georgiou.pdf
  • Fabio Colasanti 18 Maggio 2018, alle 18:31

    Noi abbiamo mille motivi per lamentarci della nostra giustizia, ma quella greca è peggio.   Per di più in Grecia c'è il forte sospetto di interventi del governo in alcuni casi.

    Il processo che va avanti da anni contro Andreas Georghiou continua con colpi di scena a ripetizione.   Georghiou è accusato di aver agito contro l'interesse nazionale per aver pubblicato le vere cifre del disavanzo di bilancio greco del 2009.

    La Grecia dovrebbe veramente vergognarsi di quanto sta succedendo.   Sono orgogliosi di aver sottoscitto l'appello a favore di Andreas Georghiou e di aver dato un modestissimo contributo a raccogliere fondi per aiutarlo a far fronte ai 40mila dollari di spese legali che deve sostenere.

    http://www.ekathimerini.com/228637/article/ekathimerini/news/ex-els...

    Greece's former national statistician is heading back to court

    Written by Brian Tarran on . Posted in News 

    Andreas Georgiou, Greece’s former national statistician, once again faces trial on charges of inflating the country’s 2009 fiscal deficit and causing €171 billion of damage to the Greek economy, after the Supreme Court annulled an earlier acquittal.

    The annulment means the case will now be presented for a third time to the Appeals Court Council – which has twice rejected the charges against Georgiou and two colleagues, only for those decisions to be challenged by prosecutors and overturned by the Supreme Court.

    If the Appeals Court Council this time decides to progress the case to open trial, Georgiou could face life in prison if found guilty. He and his colleagues deny the charges.

    As reported earlier this week by the website Ekathimerini.com “The case is widely regarded as political persecution and has drawn criticism from Greece’s international creditors, who last summer demanded that the issue be settled and Georgiou’s legal costs paid by the state before signing off on bailout funding.” However, the prosecutions have continued and the government has accepted to partially pay for Georgiou’s legal costs only if he is found not guilty.

    The statistical community has rallied to Georgiou’s defence – as documented in our August 2017 cover story – calling the charges “fanciful and not consistent with the facts”, and demanding charges be dropped. A crowdfunding campaign also has been launched to raise funds to support Georgiou’s legal costs.

    Georgiou’s troubles began in 2010 when, as head of the Greek statistical agency, Elstat, he oversaw the publication of revised figures which showed the country’s deficit to be larger than was previously reported. The European Commission’s statistical agency, Eurostat, accepted the revised figures – however, the new numbers infuriated parts of the Greek political establishment.

    A criminal investigation, alleging falsification and inflation of the deficit figures, began in September 2011 and charges were first filed in January 2013. They were rejected by the Appeals Court Council for the first time in 2015, but the decision was then annulled, only for the charges to be rejected again in 2017 and the decision annulled once more earlier this week.

    Georgiou has faced other related charges, and was found guilty last summer on one charge of violation of duty: for failing to put the revised deficit figures to Elstat’s board for approval. As he said at the time : “I was convicted for following as chief statistician the principle of professional independence as required by EU and Greek law. In Europe we do not put statistical results up for voting.”

    Despite the long-running legal action, the methodology used by Elstat and the numbers produced during Georgiou’s tenure as national statistician continue to be used as the basis for Greece’s negotiations of bailout loans and debt relief.

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Discussioni precedenti

 Eurozona

Eurozona 2016-2017

 

La crisi greca

La crisi greca - 2015

 

Bufale e baggianate

Una delle cose di cui tanti italiani sono convinti è che l'introduzione delle banconote e monete in euro abbia provocato un aumento dei prezzi.   Non è vero.  Questa nota lo spiega.   E questa è una nota  di Europea sullo stesso tema.

Questo testo demolisce la bufala incredibile sul tasso di conversione "sbagliato" o "svantaggioso" per la lira e "vantaggioso" per la Germania.   Nessuno ha mai scelto i tassi di conversione.   Come era già stato stabilito nel Trattato di Maastricht del 1992 si sono presi i tassi di mercato.

In rete gira una bufala secondo laquale il rispetto delle regole europee sul debito pubblico implicherebbe una manovra da 60 miliardi all'anno.   Questa nota dell'Osservatorio CPI spiega perché non è così.

Questo articolo, del 27 dicembre 2017 conferma che quando nel 2011 la Deutsche Bank decise di ridurre la sua esposizione sull'Italia fece di tutto per minimizzarne gli effetti sull'andamento del prezzo dei titoli italiani (come era del resto nel suo stesso interesse).

Recentemente ha cominciato a girare una bufala che attribuisce i bassi tassi di interesse sui titoli di stato tedeschi a delle pretese pratiche scorrette della Bundesbank.   Questo testo smonta la bufala.

Le mie opinioni

Teoricamente un governo che potesse stampare moneta senza limiti potrebbe sempre rimborsare alla pari i titoli di stato emessi.   Ma in pratica la cosa non ha nessuna rilevanza perché con le dimensioni del nostro debito pubblico questo andrebbe di pari passo con un'iperinflazione.  Questa nota lo spiega.

Molti pensano che una crisi delle finanze pubbliche italiana creerebbe talmente tanti problemi per gli altri paesi dell'eurozona da doverli quasi obbligare ad aiutarci.   Non è così.  Lo spiego in questa nota

Questa nota ricorda i vantaggi che l'euro ha portato come tassi di interesse.  Esamina il livello dei tassi di interesse - nominali e reali - sul nostro debito pubblico nel 1996, 2004 e 2017.

Spesso si dimentica che c'è una bella differenza tra lo stato delle finanze pubbliche francesi e le nostre.    Questa nota lo spiega.

* * * * * 

Ogni tanto pubblico dei pezzi su Uomini e Business di Giuseppe Turani.   Questi sono dei pezzi che riguardano il tema dell'unione monetaria.

27 dicembre 2017 - Il complotto inesistente

28 dicembre 2017 - L'Italia dietro i portoghesi

20 agosto 2018 - Come l'Europa ha salvato la Grecia

25 settembre 2018 - La difficile arte di essere Europa 

27 febbraio 2019 - La crisi dell'Italia non nasce dall'euro

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Il 24 febbraio 2017 il Corriere della Sera ha pubblicato questa mia reazione ad un articolo che consideravo ingiustamente critico dell'euro.   E nel giugno dello stesso anno il Sole24Ore ha pubblicato una serie di articoli sul tema dell'unione monetaria e questo è stato il mio contributo.

Storia (nostalgia?)

Questa è una tabella estratta dall'Eurobarometro n° 50 dell'ottobre 1998.