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Risposte
ho letto che le eccedenze sono causate per il pecorino sardo da un calo delle esportazi0oni legato al calo delle quote di formaggio sardo esportato negli usa e in altri paesi a favore di formaggio dalla bulgaria e dalla romania e qualche altro produttore (articolo del sole 24 ore) riporto qui la notizia che a produrre all'estero formaggi simili italianizzanti sarebbe il piu' grosso produttore sardo con aiuti del ministero anche questa causa andrebbe analizzata: https://www.corriere.it/economia/10_settembre_11/pecorino-industria...
Angelo,
comincio dalle cose più facili. La "quote latte" non esistono più perché il prezzo del latte in Europa non è più tenuto artificialmente alto come invece era il caso trenta anni fa. Le "quote latte" erano in realtà della "quote sovvenzioni". Oggi il prezzo del latte in Europa non contiene più un elemento di sovvenzione e non c'è più nessun motivo per limitare la produzione e la vendita di latte.
Non so quanto sia vero che del latte ovino rumeno sarebbe utilizzato per produrre pecorino in Sardegna. Se ci fossero sovvenzioni per la produzione di questo latte, queste sarebbero chiaramente illegali, ma è probabile che il prezzo di questo latte sia più basso semplicemente perché tutti i costi di produzione in Romania sono molto più bassi che da noi.
Ma in ogni caso, finora non ho trovato fonti serie che indichino importazioni di latte rumeno di una certa importanza. Non credo che ci sia un problema di questo tipo.
Vengo ad un tema più difficile: il dare per scontato che i prodotti agricoli italiani siano migliori di quelli di altri paesi. Che lo affermino gli agricoltori è logico, che lo credano i consumatori è incomprensibile.
Il caso del latte è chiaro: il latte che viene dal nord Europa ha un contenuto di grasso più alto, è più buono ed è migliore per la preparazione dei formaggi. Questo è dovuto ad una combinazione di razze bovine, di alimentazione e di clima.
Nel 2000 ho avuto l'occasione di una cena privata con Luciano Sita quando era presidente della Granarolo. A quei tempi il mito della bontà dei prodotti italiani non era ancora nato. La Granarolo aveva appena lanciato la suo pubblicità con il bambino che dice "Ma è il latte della Lola !". Luciano Sita mi spiegò che il "latte della Lola" lo importavano dalla Germania. Questo latte aveva un contenuto di grasso del 3/3.5 per cento (cosa non buona per la salute), ma grazie a questo alto contenuto di grasso il latte aveva un sapore molto più forte.
Nel frattempo ho paura che anche la Granarolo abbia dovuto adattarsi all'ossessione del "tutto prodotto in Italia".
La legislazione deve garantire che i prodotti rispettino certe caratteristiche importanti per la salute. L'apprezzamento delle qualità "organolettiche" (il gusto) deve essere lasciato ai consumatori. La legge non deve avere nulla a che fare con il gusto.
Ho letto l'articolo apparso su "Demoocratica". sono d'accordo con te. Chiacchere!
Primo: non indica le dimensioni in percentuale. Parliamo del 50% della produzione nazionale? di più, di meno, chi lo sa?
Secondo
Riporto testualmente: " Il governo regionale, che con l’assessore Pierluigi Caria ha ben operato per fronteggiare questa emergenza, e quello nazionale sono ora chiamati a dare una risposta immediata, eliminando le eccedenze del prodotto, causa del crollo dell’intero comparto, sia attraverso il ritiro del pecorino e il suo utilizzo per la distribuzione di derrate alimentari ai meno abbienti, sia attraverso l’ammasso del prodotto che permetta una maggiore stagionatura".
Deduco quindi che anche il PD propone un aiuto pubblico che mira risolvere il contingente, senza affrontare le cause della crisi.
A me sta anche bene la distribuzione ai meno abbienti, però osservo che il prezzo del pecorino sardo, nonostante la sovrapproduzione, non è mai calato. Viaggia fra i 15 ai 18 euro al chilo. Si sta discutendo di pagare ai produttori dai 70 centesimi a un euro a litro, ma ho letto che per fare un chilo di pecorino occorrono dai 4ai 6 litri di latte.
Quindi il costo del latte necessario, considerando anche 1 euro a litro, andrebbe dai 4 ai 6 euro, poi aggiungendo il costo del caglio, della stagionatura e conservazione, della commercializzazione ... mi sembra strano che arrivi sul banco del supermercato ai prezzi simili a quelli del parmigiano reggiano (ma quella ha una stagionatura più lunga).
In sintesi, ok fare beneficenza, ma se abbassano il prezzo del pecorino... forse favoriscono il maggior consumo.
Ho letto con molto interesse la "nota dettagliata", e ti ringrazio per la chiarezza con cui esponi concetti complicati.
Per diversi anni ho seguito il settore Agrario per la Banca in cui ho lavorato. L'ho seguito nel periodo successivo alla fissazione delle quote latte e, fortunatamente, fra i nostri clienti avevamo poche aziende dedite all'allevamento delle mucche da latte. Ne ho sempre sentito parlare, il mio capo cercò di spiegarmi il meccanismo, ma non avevo colto l'origine e l'essenza della questione. Notai tuttavia che anche nella nostra zona (Romagna) alcune aziende agricole cessarono quel tipo di allevamento, con grande rammarico da parte dei titolari che, nel momento in cui dovevano decidere di vendere o -peggio - di mandare al macello le loro mucche, vivevano la situazione come se avessero dovuto decidere della sorte dei loro figli).
Il dramma è comprensibile, ma come se ne esce?
E' vero che il prezzo è dato dalla legge della domanda e dell'offerta, è vero che il mercato oramai è mondiale, ma sinceramente chi mi può garantire che il latte prodotto nell'Appennino, nelle Dolomiti o nelle Alpi abbia le stesse caratteristiche organolettiche di quello prodotto in altre zone del mondo, dove probabilmente esistono altri sistemi di alimentazione, altri protocolli di produzione, ecc.
E chi mi dice che, faccio un esempio a caso, il latte rumeno che sembrerebbe aver dannegiato i pastori sardi, anch'esso non sia sovvenzionato da qualche aiuto d stato?
E il Governo Italiano, di fronte alla condanna subiita dalla Corte di Giustizia Europea, come si sta muovendo?
Se continuiamo a non pagare, arriveremo al pignoramento delle aziende agricole o al pignoramento disomme liquide sul conto di Tesoreria dello Stato Italiano?
Ho letto che, nel frattempo, queste quote latte sono state abolite. Quindi? Ognuno può produrre ciò che vuole?
Sul prezzo del latte ovino in Sardegna. Posto il link ad un articolo appena apparso su Democratica.
Purtroppo, mi sembra un nuovo esempio di un linguaggio ambiguo che, dietro gli appelli a dare centralità nella Politica agricola comune al comparto, non dice nulla di fondamentale e nasconde la realtà per motivi elettorali.
https://www.democratica.com/focus/la-protesta-dei-pastori-sardi-que...
Per esempio, il punto centrale dell'articolo sembra essere:
Ma che significa dire che il prezzo del latte ovino deve essere legato non solo al prezzo del pecorino, ma anche a quello di "di formaggi con maggiore valore di mercato" ? Quali ? Quali sarebbero questi formaggi fatti con latte ovino che avrebbero un "maggiore valore di mercato" ?
Un commento sulle conseguenze della proposta di legge sull'obbligatorietà della gestione pubblica delle reti idriche scritto da persone che sanno di cosa parlano.
http://www.brunoleonimedia.it/public/BP/IBL_BP_173-Acqua.pdf?http:/...
Angelo,
grazie per il tuo commento. Sulla sottopagina "Materiali - Europa" della pagina "Europa", nel riquadro "Pillole di Europa" c'è il link ad una nota più dettagliata sulla saga delle "quote latte". Lo riposto qui
Nell'Unione europea gli aiuti di stato alle imprese non sono proibiti, ma sono regolamentati per evitare che la loro concessione possa falsare la concorrenza.
Ma gli aiuti sociali a tante categorie non sono regolamentati. Le auturità italiane o sarde possono decidere le misure che vogliono per aiutare gli agricoltori. Queste non possono evidentemente essere legate al prezzo dei loro prodotti (questo avrebbe un'influenza sulla concorrenza), ma la autorità possono dare mille forme di aiuto, da contributi per l'alloggio, il trasporto, la formazione e tante altre cose. Possono dare anche un aiuto economico.
Del resto il problema che abbiamo in Sardegna non è il prezzo del latte di pecora (non c'è alcun interesse generale a che questo sia più alto o più basso), ma il fatto che tra trenta e quaranta mila allevatori si trovano di fronte ad una perdita di reddito seria (anche se sperabilmente temporanea). Per questo ho parlato della necessità di identificare il problema per il quale c'è un interesse pubblico.
Adoro la Sardegna e i suoi splendidi abitanti. Se non ci fosse, il pecorino sardo bisognerebbe inventarlo. Capisco le loro proteste, ma il tuo articolo su Uomini & Business ci aiuta a capire meglio i termini della questione. Giuro, per la prima volta, ho capito finalmente il meccanismo delle "quote latte", il motivo per cui siamo stati multati e il motivo per cui la Lega si è sempre opposta.
Ti chiedo solo un'ulteriore precisazione: ad un certo punto tu proponi "Non sarebbe più efficiente utilizzare i 44 milioni di euro di cui si parla per dare degli aiuti diretti agli allevatori?"
Ma non capisco come tecnicamente ciò possa realizzarsi, visto che - se non sbaglio - lo normativa Europea vieta gli aiuti di stato?
Potresti darmi qualche informazione in merito? Grazie.
https://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=634&a=27574&t...
Un commento di Federico Rampini sulla fattura elettronica.
http://rampini.blogautore.repubblica.it/2019/02/11/fattura-digitale...
Questo articolo mostra due cose:
a) probabilmente le modalità di concessione del reddito di cittadinanza sono state elaborate in maniera affrettata e approssimativa;
b) in Italia è diventato impossibile fare cose abbastanza normali.
https://www.key4biz.it/reddito-cittadinanza-il-garante-privacy-bocc...