In questa discussione si parla di quello che succede fuori dall'Unione europea
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Questo è il link ad un commento di BUTAC che smonta la bufala di una tassa che la Francia preleverebbe sulle sue ex-colonie che usano il franco CFA. E questa è un'ottima spiegazione di Luigi Marattin.
Pezzo uscito su Uomini & Business.
Risposte
Nuove Vie della Seta.
Mi sorprende che si tralasci a tal punto le nozioni elementari di economia. Non è forse la scuola ad insegnarci che un potenziamento delle infrastrutture di comunicazione (d’ogni genere) accelera gli scambi e aumenta il commercio mondiale ? E cosa impedirebbe all’Italia di approfittarne quando, per un caso geagrafico, si trova al centro del congiungimento tra la via terrestre e quella marittima ? Certo è che la Cina non lo fa per amicizia, ma per aver capito che la Grmania dal lato terrestre, l’Italia da quello marittimo non sono terminali di blocco, bensì porti di sblocco per l’accesso a tutta l’Europa. Forse che Truman lo fece per sola amicizia?
Quanto alla perplessità sulle tecnologie cinesi, forse non sappiamo che le carote sono già cotte. Le grandi società che operano nelle telecomunicazioni hanno già acquistato le infrastrutture compatibili con la 5G. Non potevano aspettare che l’Europa si svegli e il solo fornitore è la Cina ! Da cui l’allarme americano sui rischi di spionaggio ; non senza una bella faccia tosta : sono loro che hanno insegnato al mondo come si fa a spiare tutto e tutti.
Pertanto il capovolgimento dei rapporti di forza nel mondo non mi sembra ancora del tutto evidenti ! Come si agganceranno alle autostrade tra Europa e Cina le grandi potenze di mezzo Russia e India ? E’ tutto da vedere…..
GSL
Questa è o potrebbe diventare l'applicazione concreta della accordo vago che sarà firmato il 22 marzo.
https://roma.corriere.it/notizie/politica/19_marzo_13/sino-50-accor...
Gio,
Che il progetto Belt and Road Initiative abbia una grossa valenza geo-politica mi sembra ovvio. Quali sono le mie preoccupazioni ?
La prima mia preoccupazione è la risposta alla domanda : "cosa si attende da noi la Cina che giustifichi degli investimenti che nessun altro vuol fare" ?
I nostri porti (Genova, Trieste e Venezia) non sono certo chiusi alle importazioni cinesi. I nostri porti sarebbero ben contenti di accogliere tutte le merci che possono arrivare. Questo è vero da decenni. Ma nessuno ha mai visto una necessità economica a fare dei grandi investimenti per ampliare la capacità dei nostri porti. I nostri governi parlano da decenni di far fare allo stato italiano quello che il mercato non ritiene economicamente giustificato fare. I grandi spedizionieri hanno finora indirizzato il grosso delle importazioni dall'Asia per l'Europa verso i porti del mare del Nord.
Se adesso il governo cinese riuscisse effettivamente a far passare per i nostri porti una quantità più grande di merci provenienti dalla Cina sarebbe una bella cosa, ma sarebbe un grosso regalo che i cinesi ci farebbero. Farebbero qualcosa che non hanno alcun interesse commerciale a fare; farebbero qualcosa che costa loro più che utilizzare le vie attuali. Ė pensabile che lo facciano solo per amicizia ?
Oggi è stato reso noto il testo del Memorandum. E' estremamente generico e quindi non ci dice molto. Ma c'è molto sulla collaborazione nel campo della connettività. Non si parla esplicitamente di telecomunicazioni, ma sarebbe pensabile che dopo le tante belle parole contenute nel Memorandum, l'Italia annunciasse di non voler utilizzare attrezzature cinesi per lo sviluppo delle reti 5G ? Quando è che il nostro governo ha preso una posizione su questa complessa materia?
Di Maio parla di aumento delle esportazioni italiane verso la Cina. Se fosse vero, si tratterebbe di un altro regalo cinese. Sempre senza contropartita ?
La materia è molto complessa e non è chiaro quello che si dovrebbe fare. Servirebbe una grossa e lunga discussione pubblica e una consultazione stretta con i nostri partner europei.
Invece abbiamo un testo elaborato apparentemente da pochissime persone e che è stato reso pubblico dieci giorni prima della sua firma (probabilmente è stato edulcorato di ogni riferimento più preciso viste le critiche che sono apparse), il governo è estremamente diviso sulla materia e il Memorandum è estremamente generico. Che ha veramente l'intenzione di fare il nostro governo in questo campo ? Quale è la politica italiana su questo tema ?
4.1 Nuova via della seta è un'iniziativa strategica della Cina per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i paesi nell'Eurasia. Partendo dallo sviluppo delle infrastrutture di trasporto e logistica, la strategia cinese mira a promuoverne le relazioni commerciali globali, favorendo i flussi di investimenti internazionali che condizionano gli sbocchi commerciali per le produzioni cinesi.
Infatti, in Italia non ci si rende conto dello stravolgimento geopolitico che rappresenta l’iniziativa cinese. Francia, Inghilterra e USA (escluse) invece si e già minacciano ritorsioni se la TAV si collegasse con le vie transasiatiche.
Lo strumento finanziario è la Banca asiatica d'investimento per le infrastrutture(AIIB), dotata di un capitale di 100 miliardi di dollari USA, di cui la Cina sarebbe il principale socio, con un impegno pari a 29,8 miliardi e gli altri paesi asiatici (tra cui l'India e la Russia) e dell'Oceania avrebbero altri 45 miliardi (l'Italia si è impegnata a sottoscrivere una quota di 2,5 miliardi
La Via della Seta Terrestre (in rosso) attraversa tutta l'Asia Centrale e arriva dalla Cina fino alla Spagna: con le infrastrutture esistenti sono già stati simbolicamente inaugurati i collegamenti merci diretti fino a Berlino e Madrid, ma è allo studio anche la possibilità di una linea passeggeri ad alta velocità. La Via Marittima ( in nero) costeggia tutta l'Asia Orientale e Meridionale, arrivando fino al Mar Mediterraneo attraverso il canale di Suez.
L’Italia sarebbe direttamente coinvolta nel progetto, offrendo l’ultimo porto del Mediterraneo prima del transito delle merci verso il Nord Europa. L'ex-presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, durante l’OBOR Summit del 2017 ( The Belt and Road Forum for International Cooperation) a Pechino, ha proposto i porti delle città di Venezia, Trieste e Genova.
I porti del Mediterraneo rappresenterebbero dei terminali importanti per il ramo marittimo della Nuova Via della Seta, che la Cina si ripropone di tenere ben distinto dalla piattaforma terrestre, intesa come la somma di una serie di “ponti terrestri” autostradali o ferroviari destinati a svolgere il ruolo di rotte commerciali e tratti d’incontro tra i Paesi interessati, tra cui spiccano il China-Pakistan Economic Corridor (Cpec) e il New Eurasian Land Bridge progettato per Cina e Germania attraverso Russia e Kazakistan.
Secondo alcuni studi, OBOR coinvolgerebbe fino a 68 nazioni: più della metà della popolazione mondiale, tre quarti delle riserve energetiche e un terzo del prodotto interno lordo globale, rappresenterebbe il più grande progetto di investimento mai compiuto prima, superando, al netto dell’inflazione odierna, di almeno 12 volte l’European Recovery Program, ovvero il celebre Piano Marshall
Nota letteraria:
Quando per la prima volta uno straniero, l’ambasciatore di sua Maestà britannica, poté alzare gli occhi sull’imperatore della Cina, Quang-siu, per negoziare l’apertura al commercio dell’impero di mezzo, i due si osservarono perplessi con uno sguardo pieno di disprezzo. Ognuno considerando l’altro come un vidimo barbaro. L’uno mezzo nudo con dei pesanti zoccoli e delle calze trasparenti che mostravano le ginocchia; l’altro avvolto in una colorita vestaglia, ciabatte e piuma al cappello, cioè il peggior modo per andare a caccia. Lo scarto culturale colava un muro di cemento tra i due popoli. …...
A forza di chiederne l’apertura, forse la Cina colmerà tutti i nostri sogni! Ma non come gli occidentali lo avevano previsto.
Questo è il link al testo del Memorandum:
https://www.corriere.it/economia/19_marzo_12/via-seta-testo-dell-in...
Questo governo continua a stupire, e non in maniera positiva. L'ultimo sviluppo sorprendente riguarda la probabile firma di un Memorandum of Understanding con la Cina per la collaborazione dell'Italia al progetto cinese della Belt and Road Initiative (BRI), che noi chiamiamo "Nuova via della seta". Il tema è complesso e richiede analisi dettagliate, ma alcune cose sono già evidenti e vanno sottolineate.
La prima riguarda la trasparenza dello sviluppo della posizione italiana. Il M5S e la Lega sono stati tra le forze che più hanno criticato la presunta nebulosità dei negoziati con gli Stati Uniti per il TTIP e con il Canada per il CETA. Due giorni fa su Rai Uno, il sottosegretario Michele Geraci ha risposto alle critiche al Memorandum per la nuova via della seta dicendo che chi lo criticava non poteva sapere cosa questo veramente contenesse visto che era conosciuto da pochissime persone. E questo per un documento che dovrebbe essere firmato il 22 marzo ! Oggi il Messaggero scrive che la "Lega vorrebbe conoscere il testo dell'intesa". La Lega è stata nel passato molto critica della Cina e si è battuta contro il suo riconoscimento come economia di mercato. Ė ironico il fatto che il sottosegretario Geraci sia in quota proprio alla Lega. Ma la realizzazione della Nuova via della seta implica la realizzazione di grosse infrastrutture logistiche e di trasporto, cosa che non è proprio nel DNA del M5S.
La seconda riguarda il fatto che la Nuova via della seta ha un forte carattere geo-politico. La Cina, legittimamente, la vede come una maniera di diventare il centro del commercio internazionale (una maniera di ridiventare il regno di mezzo, tra il cielo ed il resto del mondo ?). Un aspetto curioso che conferma questo aspetto è che la Cina affermi di aver già sottoscritto intese con circa 150 stati, mentre i paesi occidentali parlano di solo circa 45 adesioni. Per di più, i lavori di infrastruttura finanziati dal governo cinese sono quasi sempre realizzati da imprese cinesi con personale cinese. In molti contratti la Cina ha insistito perché la giurisdizione su di questi fosse dei tribunali cinesi.
La terza riguarda le ricadute in termini di investimenti nel nostro paese. Noi faremmo evidentemente parte di questa iniziativa per il commercio marittimo. Questo dovrebbe/potrebbe comportare lo sviluppo dei porti di Trieste e Genova. Ma lo sviluppo di questi porti è nelle aspirazioni di tutti i governi italiani da decenni. E finora non si è riusciti a fare molto. Cosa porta a pensare che i cinesi sarebbero disposti a investire là dove né i privati, né lo stato italiano hanno finora voluto farlo ? Le difficoltà dei porti di Trieste e Genova dipendono certo dalla qualità delle loro infrastrutture portuali, ma dipendono molto dalla lentezza della nostra dogana, dalle pratiche sindacali e dalle infrastrutture di trasporto che collegano i porti al resto dell'Europa. Oggi, molti spedizionieri mondiali preferiscono raggiungere la Baviera, la Svizzera e l'Austria via i porti di Rotterdam, Anversa e Amburgo piuttosto che via Genova o Trieste. Se i cinesi decidessero di convogliare le loro esportazioni via i nostri porti sarebbe sicuramente una bella notizia, ma la cosa presenterebbe un forte rischio e aggravio di costi per i cinesi. E poi che parte del trasporto delle importazioni europee dalla Cina è controllata dal governo cinese ?
La Cina ha finora avuto successo nello sviluppo della Nuova via della seta soprattutto con paesi che hanno forti difficoltà ad attrarre investimenti. La maggioranza dei paesi industrializzati ha un'abbondanza di capitali da investire. Se ha bisogno di nuove infrastrutture le può realizzare da sola. Non è un caso che l'Italia sarebbe il primo paese del G7 ad entrare a far parte della Nuova via della seta e che sia anche il paese economicamente più debole del gruppo. Firmare il Memorandum of Understanding potrebbe essere visto come un declassamento ufficioso del nostro paese.
La quarta osservazione riguarda le contropartite che la Cina si aspetterebbe da questi investimenti non giustificati dalla realtà del mercato. Qui sarebbe necessario conoscere il contenuto del Memorandum che dovrebbe essere firmato tra una decina di giorni. I nostri media parlano di impegni del nostro paese per favorire una politica europea più favorevole alla Cina. Molti giustificano il fatto che l'Italia proceda da sola in questo campo con l'incapacità dell'Unione europea di prendere posizioni comuni in materia di politica estera. Ma da quando questo governo è in carica l'Italia è quasi sempre, il paese (spesso l'unico) che impedisce l'adozione di una posizione comune in materia di politica estera; gli esempi sono numerosi e vanno dal caso del Venezuela a quello appunto della Nuova via della seta.
I media parlano anche di possibili investimenti finanziari cinesi in alcune delle nostre grandi imprese e nei nostri titoli di stato. Anche qui la cosa lascia perplessi. Da molto tempo, gli analisti mettono in guardia contro il pericolo che si passi da un'invasione del "Made in China" ad una situazione di "Owned by China". La Germania ha appena proposto di rivedere la sua politica industriale per allinearsi sulle posizioni della Francia e di altri paesi e rendere più difficile l'acquisto di aziende nazionali da parte della Cina. E noi, se queste voci fossero confermate, saremmo parzialmente in controtendenza nonostante l'esistenza dei poteri speciali introdotti nel 2012 ("Golden power", decreto legge 21-2012).
Alla fine degli anni novanta i governi svedesi hanno condotto una campagna per la riduzione del debito pubblico (che è stato ridotto del 15 per cento in valore assoluto in due anni) con lo slogan giustissimo "Chi è indebitato non è libero". Nei mesi passati questo governo aveva ventilato l'idea, sbagliatissima, di incoraggiare l'acquisto del nostro debito pubblico da parte dei residenti in Italia per ridurre la dipendenza dai mercati. Che senso avrebbe oggi far sì che una parte del nostro debito pubblico sia detenuta dal governo cinese ? In che maniera questo rafforzerebbe la nostra sovranità ?
La Cina è un grande paese in termini economici. Tra breve sarà la prima economia mondiale. Ė chiaro che si deve necessariamente avere buone relazioni commerciali con questo paese. Al tempo stesso la Cina è un paese fortemente nazionalista. L'opinione pubblica è molto più nazionalista dello stesso governo che in alcuni casi non ha avuto il coraggio di applicare accordi sulla sovranità di alcune isolette del mar della Cina per paura delle reazioni popolari. Federico Rampini, in uno dei suoi libri, parla degli eccellenti contatti che continua a tenere con i suoi ex-studenti dell'università di Berkeley. Scrive però che l'unica eccezione è rappresentata dagli studenti cinesi che una volta ritornati in patria sono catturati dal clima di nazionalismo che domina il paese.
Le tensioni tra Cina e Stati Uniti non sono dovute all'ossessione di Donald Trump con il disavanzo commerciale del suo paese con il regno di mezzo. Già ai tempi di Barack Obama le relazioni erano diventate molto tese. La Cina da alcuni anni si è lanciata in un programma di armamenti di grosse dimensioni.
L'eventuale firma del Memorandum of Understanding con la Cina non è certo un passo che possa essere assimilato ad una scelta di campo. Dopo tutto una ventina di paesi dell'Unione europea hanno già sottoscritto quote della Asian Infrastructure Investment Bank che è un po' il braccio operativo della Nuova via della seta. E gli Stati Uniti hanno oggi un presidente che francamente non ci piace. Le recenti prese di posizione del portavoce del National Security Council, Garrett Marquis, sembrano eccessive e non aiutano a prendere una posizione equilibrata.
Ma dobbiamo essere chiari su quale sia il nostro interesse nazionale. Se si dovesse arrivare a dover fare scelte di campo tra Stati Uniti e Cina, non possiamo esitare: siamo e dobbiamo rimanere parte del mondo occidentale.
https://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=634&a=27631&t...
Che pensare dell'intenzione del nostro governo di firmare - il 22 marzo - questo importante documento (che ancora non è stato reso pubblico ufficialmente) ?
https://www.eunews.it/2019/03/08/italia-cina-protocollo-cooperazion...
La vicinanza delle poltrone è stata indicato dai media italiani come un annuncio di “grande attenzione della Cina all’Italia”, una sorta di annuncio di prossimi investimenti cinesi in Italia. (Fontehttp://www.ansa.it/sito/ notizie/mondo/2017/05/14/ gentiloni-e-la-moglie-accanto- coppia-xi_08906633-d332-43dd- b06b-8162a7ce97aa.html)
In tempi di vacche magre, Gentiloni e Delrio sognano di certo che la Cina accorra in soccorso dell’Italia con copiosi investimenti infrastrutturali e magari adotti la Torino-Lione che, secondo l’Unione Europea e il Governo italiano, sarebbe l’anello mancante ai collegamenti ferroviari, economici e sociali tra l’Oriente e l’Occidente! Chiamparino direbbe: Esageruma nen! e per una volta saremmo d’accordo con lui.
A proposito di Via della Seta ricordiamo che nel 2012 era nato il Progetto MIR un’iniziativa russo-italiana del valore di €1315,6 miliardi per la creazione di una “Nuova Via Ferroviaria della Seta” (http://mir-initiative.com/ – http://silkroad-forum.com/) sostenuta dall’ex sindaco di Torino Piero Fassino e da Mario Virano di TELT – che proprio per questo progetto ha ricevuto il 13 aprile scorso a Ginevra il premio del Carretto d’Oro per “il suo contributo al grande collegamento ferroviario ad alta velocità tra le principali città europee con la Russia e il Medio Oriente fino a Pechino.” (Fonte https://www.ferpress.it/ golden-chariot-award-a- ginevra-mario-virano-ritira- il-premio-per-il-forum-delle- citta-della-via-della-seta/. Consigliamo a questo proposito di visitare questa pagina http://mir-initiative.com/ silk-metro/ per verificare la super velocità dei treni della ditta MIR/Fassino/Virano (ad es. Torino/Mosca 7 ore per 7586 km alla media di 370 km/h).
Ma quale relazione esiste tra il progetto della Torino-Lione e la nuova Via della Seta – OBOR? Nessuna
Appare invece chiaro che la vera natura di questa “Via della Seta” è geopolitica ed ha l’obiettivo indiretto di ridurre l’importanza degli USA negli scambi mondiali (gli USA non partecipano al Forum OBOR del 14-15 maggio a Pechino) e per cambiare il baricentro del potere mondiale.
In queste ultime settimane i media nazionali ed internazionali hanno dato spazio alla “falsa” alternativa dell’uso del treno al posto delle navi sulla rotta Oriente-Occidente e fatto credere che “La nuova Via della Seta” fosse un progetto di trasporto ferroviario al posto dei cammelli del passato.
Ma la questione dei trasporti ferroviari al posto delle navi è solo una boutade pubblicitaria che è stata colta al volo da Delrio, Virano-TELT, Fassino & C. per sostenere la quotazione dell’investimento della loro vita, la Grande Opera Inutile e Imposta Torino-Lione.
E’ noto che la spedizione via mare è il sistema più efficiente di trasporto su lunga distanza (fonte http://www.worldshipping.org/ pdf/liner_shipping_carbon_ emissions_policy_presentation. pdf).
Sul trasporto ferroviario su lunghissima distanza è stato scritto un argomentato articolo, tradotto in italiano Un treno che sbuffando sulla linea “One Belt, One Road” non arriva da nessuna parte qui pubblicato: http://www.presidioeuropa.net/ blog/?p=12058
Appare chiaro agli esperti che il transito di merci sotto le Alpi italo-francesi con un tunnel ferroviario di 57 km è totalmente fuori dalle prevalenti rotte mercantili e soprattutto non serve alle merci che, provenienti dall’Oriente, si dirigono via il canale di Suez in Europa giungendo nei porti del Pireo, di proprietà cinese, e in quelli del nord dell’Adriatico (in Italia: Marghera, Ravenna, Trieste, Koper in Slovenia e Rijeka in Croazia), per quindi proseguire verso i porti del nord Europa (Anversa, Rotterdam e Amburgo) (fonte: http://www.ifaitaly.com/ destinazioni-e-settori/211-i- cinque-porti-dell-adriatico- sulla-via-della-seta.html
Fabio
bene: quindi anche nel caso della coca non c'entra niente la globalizzazione, ma dipende dal crollo della moneta e dello stato che si puo produrre sia in un mondo globalizzato che non globalizzato.
Giovanni,
la globalizzazione conduce anche ad andare a produrre dove il costo del lavoro è più basso, ma il caso della Coca Cola in Venezuela è un esempio sbagliato. La Coca Cola, come quasi tutte le bevande, sono prodotte la dove vengono vendute perché i costi di trasporto del prodotto sono proporzionalmente molto alti. In nessun paese si produce la Coca Cola per esportarla in altri paesi. Anche all'interno dei paesi, le bevande sono prodotte il più vicino possibile ai luoghi di consumo (non ho informazioni precise, ma penso che la produzione di Coca Cola in Italia avvenga su base regionale se non in maniera ancora più locale).
Il caso della Coca Cola mostra come la produzione di questa bevanda (e di mille altri beni e servizi) sia permessa da un quadro istituzionale/giuridico che permette di fare certe operazioni. Se, per esempio, la moneta non può più assolvere alla sua funzione di mezzo di pagamento a causa di una iperinflazione, le imprese non possono mettersi ad organizzare il baratto al posto dei pagamenti in moneta e sono costrette a smettere di produrre (cosa successa alla Coca Cola del Venezuela).