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Ci troviamo di fronte a tante sfide che vengono da cambiamenti strutturali del mondo in cui viviamo e non dalle politiche economiche seguite.   Questo breve testo da un'idea del problema.

Risposte

  • Milleottocentocinquantanove a zero • Neodemos

    Milleottocentocinquantanove a zero • Neodemos
    Il Consiglio Europeo del 29-30 giugno si è concluso con un nulla di fatto per quanto riguarda il tema delle migrazioni, per l’opposizione di Polonia…
  • Accueil des demandeurs d’asile : la Belgique hors la loi | Mediapart

    Accueil des demandeurs d’asile : la Belgique hors la loi
    Face à une crise de l’accueil qui dure depuis plus d’un an, le gouvernement fédéral belge, sous pression de l’extrême droite flamande, semble tétanis…
  • Cari amici,

    Le discussioni di questi giorni mi hanno spinto a ricordare alcuni numeri importanti sul fenomeno dell’immigrazione che sono alla base di tante incomprensioni tra i paesi europei.

    https://www.soloriformisti.it/immigrazione-la-verita-dei-numeri/

     

    Immigrazione, la verità dei numeri - Solo Riformisti
    Immigrazione: ancora sullo scarto tra realtà e percezione. Le persone che arrivano via mare sono una minoranza. E queste diventano un “peso” per il p…
  • Delle idee ragionevoli espresse da Massimo Livi Bacci.

    Intervista a Massimo Livi Bacci: “Sui migranti è impos...

    Intervista a Massimo Livi Bacci: “Sui migranti è impossibile un accordo in Ue” - Il Riformista
    L’Europa è il dossier migranti. Storie di fallimenti, di divisioni, di parole senza costrutto, di lacrime di coccodrillo. Il Riformista […]
  • Nella trasmissione di Gianni Buoncompagni "Alto gradimento" di parecchi anni fa c'era un personaggio, Verzo, che era la satira di uno studente liceale romano degli anni post-68.   In ogni puntata Verzo parlava di improbabili problemi apparsi in oscuri angoli del pianeta e giustificava poi l'averne parlato con un : "È un problema che ce tocca a tutti da vicino".

    Purtroppo la cronaca ci offre al momento due casi molto preoccupanti che possono veramente avere conseguenze dirette per noi: il conflitto del Nagorno Karabakh e la ribellione del Tigrè.   Se ne è parlato, ma forse non abbastanza e senza sottolineare a sufficienza le conseguenze per l'Unione europea e per l'Italia.

    Nel Nagorno Karabakh, l'Azerbaijan – con l'aiuto della Turchia – ha conquistato gran parte del territorio che avevano gli armeni.   La cosa è vissuta in Armenia come una catastrofe nazionale e rischia di provocare forti disordini (si è già visto un attacco al parlamento armeno) che potrebbero portare ad un tentativo di rovesciare il governo con la forza.   Molti armeni stanno lasciando il Nagorno Karabakh, molti lasceranno l'Armenia in caso di tumulti e ad Istanbul si sono visti attacchi contro gli armeni che ancora vivono in quella città fomentati da gruppi nazionalistici che sostengono il presidente Erdogan.

    Nel Tigrè, il governo locale ha dichiarato l'indipendenza da Addis Abeba.   Tra i vari motivi c'è l'insoddisfazione per l'accordo di pace raggiunto con la confinante Eritrea.   Il conflitto è oramai aperto, con accuse reciproche di brutalità e con un'estensione possibile della guerra all'Eritrea (dei missili sono stati lanciati contro la capitale Asmara).

    Questi due poli di tensione creeranno nuovi profughi: qualche migliaio di armeni, ma forse anche cento o duecentomila dal Tigrè e zone limitrofe.    In entrami i casi si tratterebbe di persone con un legittimo diritto all'asilo politico.   Molti etiopi o eritrei potrebbe cercare di venire in Italia.

    Non è facile vedere cosa l'Unione europea e l'Italia possano fare per risolvere i due conflitti (le ambizioni geopolitiche dell'Unione europea non sono supportate da una capacità di essere presenti in situazioni di conflitto).   Ma quello che si dovrebbe fare è sicuramente finanziare in maniera massiccia la costruzione e il funzionamento di campi profughi in Etiopia.   Dopo tutto, è possibile che la maggioranza dei profughi voglia ritornare a casa sua se la situazione si calmasse.   La disponibilità di campi profughi è importante.   Non dimentichiamo che l'arrivo di milioni di profughi siriani in Europa nel 2015/2016 è stato dovuto in parte alla decisione di molti paesi europei di ridurre i finanziamenti ai campi profughi per i siriani in Libano, Giordania e Turchia.

    • Direi che è inutile girarci intorno, al di là della satira e della narrazione mediatica. Verzo o no, il problema è sotto gli occhi di tutti. Un esempio: i Portici di Bologna, patrimonio dell'umanità dal 2022, sono diventati un dormitorio pubblico, idem per il problema delle stazioni, Termini e Centrale, Roma e Milano in particolare. E' un problema grande, prima di esserlo di igiene e sicurezza. Il PD ne deve fare un argomento centrale se vuole riconquistare i cuori e le coscienze delle masse ancora elettrici. Caro Fabio, dacci una risposta valida, come sempre, grazie!

      Marcello

  • Da anni, tutte le discussioni italiane sul regolamento di Dublino sono viziate da un errore fondamentale.   Molti non si rendono conto che l'Unione europea funziona sulla base di regole e che questa è una cosa molto positiva.   Ogni accordo politico deve essere tradotto in regole per poter essere applicato.   La critica delle regole di per se fatta da alcuni politici populisti e male informati non ha alcuna base.   Le regole sono una cosa fondamentale e lo stato di diritto – a livello nazionale, a livello europeo o a livello internazionale – serve soprattutto a difendere i più deboli. 

    Le regole principali a livello europeo sono quelle scritte nei Trattati che, di fatto, sono la Costituzione dell'Unione europea.   Tutte le direttive e i regolamenti adottati dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri devono rispettare i Trattati.   Se non lo facessero chiunque potrebbe sollevare il problema di fronte alla Corte di Giustizia che, dopo  un approfondito esame, conferma o annulla (è successo varie volte) le norme criticate. 

    I Trattati oggi non permettono all'Unione europea di stabilire che un certo cittadino terzo che vuole venire in Europa debba essere accolto da un certo paese.   Questo è chiaro e non in discussione.   Il regolamento di Dublino è stato modificato varie volte, ma non può essere modificato nel senso di introdurre ricollocazioni obbligatorie.   È sempre stato così e sarà così fino a quando non ci sarà una modifica dei Trattati.   Le ricollocazioni obbligatorie non sono e non saranno possibili senza una modifica dei Trattati. 

    Ognuno può poi riflettere un attimo al fatto che le modifiche dei Trattati richiedono l'unanimità – e non può essere diversamente – e che ci sono parecchi paesi che non sembrano molto disposti a permettere all'Unione europea di imporre ad un certo paese di accogliere un certo richiedente asilo.   Le possibilità di ottenere una modifica dei trattati su questo punto sono molto basse. 

    I Trattati prevedono (art. 78, paragrafo 3) la possibilità di prendere misure provvisorie per far fronte ad una situazione di emergenza che metta in difficoltà uno o più stati membri.   Questo è l'articolo dei Trattati che ha permesso al Parlamento europeo e al Consiglio dei ministri di adottare nel settembre 2015 la ricollocazione obbligatoria per due anni di alcune decine di migliaia di profughi arrivati in Grecia e in Italia.   Alcuni paesi di Visegrád hanno fatto ricorso alla Corte di Giustizia, ma questa ha confermato la legittimità della decisione presa.   Oggi non esistono le condizioni (milioni di profughi in marcia) per una nuova decisione del genere. 

    La proposta fatta dalla Commissione europea va valutata alla luce di quello che è giuridicamente possibile in Europa e non alla luce dei commenti senza alcun fondamento di politici e commentatori.  Già dire che la signora Von der Leyen aveva proposto una modifica del regolamento di Dublino che avrebbe risposto alle aspettative italiane era segno di ignoranza.   La signora Von der Leyen non ha mai parlato di modifiche dei Trattati e la Commissione poteva quindi proporre solo misure compatibili con i Trattati oggi in vigore.

  • La Voce arriva alle mie stesse conclusioni.

    https://www.lavoce.info/archives/59955/dati-alla-mano-litalia-ha-po...

    Dati alla mano, l’Italia ha poco da lamentarsi sui migranti
    Ha ragione Salvini quando dice che gli altri stati UE non fanno la loro parte nell’accoglienza dei rifugiati? Non proprio: se le domande d’asilo foss…
  • La maniera come ognuno di noi giudica i temi oggetto di negoziati internazionali dipende evidentemente dal nostro grado di informazione sui fatti e, soprattutto, dalla nostra informazione su come i cittadini e i governi degli altri paesi valutano le cose.   Se fossimo più informati, ci renderemmo conto che chi non la pensa come noi ha spesso argomenti seri e rispettabili per farlo.

    Questo è particolarmente vero per gli affari europei dove le decisioni in campi che non sono già codificati nel diritto europeo dipendono da complessi negoziati che richiedono l'accordo di tutti.

    Un esempio dei danni di un'informazione insufficiente lo ritroviamo in questi giorni nell'affare increscioso della Sea Watch 3 e del recente sbarco nel porto di Lampedusa dei profughi che erano a bordo dopo un lungo periodo in mare aperto.

    Moltissimi commenti criticano giustamente la politica seguita dal governo italiano con la presunta "chiusura dei porti", essenzialmente la creazione di una serie di incidenti da usare come spot elettorali per giocare la carta della paura dello straniero presso le parti meno informate dell'opinione pubblica.   Tanto è stato scritto e tanto ancora si può scrivere per condannare questa politica (condanna che però non significa mai che noi si possa accogliere tutti quelli che dall'Africa vorrebbero venire in Italia o in Europa).

    Mi colpisce però il fatto che tanti di questi commenti contengano comunque l'idea che l'Italia sarebbe stata "lasciata sola" e che l'Italia di fronte all'emergenza dell'immigrazione abbia dovuto fornire uno sforzo molto superiore a quello degli altri paesi.   Non è così.   L'Italia, la Grecia, l'Ungheria, l'Austria, la Svezia e soprattutto la Germania hanno dovuto fornire un grosso sforzo nei momenti più caldi della crisi (2015-2016), ma lo sforzo richiesto all'Italia non è stato maggiore di quello richiesto agli altri paesi europei.   

    Alcuni paesi hanno chiuso le porte ai profughi (specialmente i paesi dell'est), ma la maggioranza dei paesi europei ha accolto molti più profughi di noi.   Nell'insieme, gli altri paesi europei hanno accolto in proporzione alla loro popolazione o in proporzione al loro PIL, molti più profughi di noi.   Questo è  vero se si guardano le cifre degli ultimi dieci anni e ancora di più se si guardano le cifre più recenti. 

    Eurostat raccoglie sistematicamente le cifre fornite dai ministeri degli interni sul numero di domande di protezione presentate ogni mese in ogni paese.   Nel corso del primo trimestre del 2019 nei 28 paesi dell'Unione europea sono state presentate 174 740 domande.   Quelle presentate in Italia sono state 10 570 pari al 6,0 per cento del totale. 

    L'Unione europea oggi non ha i poteri legali per stabilire che un profugo arrivato nell'UE sia accolto da questo o quello stato membro.   Per dare all'Unione europea questo potere sarebbe necessaria una modifica dei trattati, che richiede l'accordo unanime di tutti i paesi membri.   Ma questa possibilità teorica rimane comunque un utile riferimento per una prima valutazione indicativa dell'equità delle situazioni. 

    Se l'Unione europea potesse ridistribuire tra i suoi paesi membri i profughi che arrivano sul suo territorio quanti dovrebbero andare in questo o quel paese ?   Ebbene, se si prendono le cifre per le domande di protezione presentate nel primo trimestre 2019 un calcolo del genere mostra che l'Italia non avrebbe dovuto accogliere i 10 570 profughi che hanno effettivamente fatto domanda nel nostro paese, ma avrebbe dovuto prenderne 20 529 – quasi il doppio – se la ripartizione fosse stata basata sulla popolazione dei paesi.   Se questa ripartizione fosse stata fatta sulla base del PIL, la cifra sarebbe stata leggermente più bassa – 18 833 – ma sempre molto più alta del numero dei profughi effettivamente arrivati in Italia. 

    Se si fa questo esercizio sui dati dell'anno 2018 i risultati sono simili.   L'Italia ha ricevuto 53 700 domande di protezione sulle 639 475 ricevute in tutta l'Unione europea.   Se questi 639 475 profughi fossero stati ripartiti "equamente" tra tutti i paesi europei sulla base della popolazione rispettiva l'Italia avrebbe dovuto accogliere 75 126 profughi invece dei 53 700 che sono arrivati.   Se invece del criterio della popolazione si fosse utilizzato quello del PIL la quota "assegnata" all'Italia sarebbe stata di 68 922 profughi invece di 53 700. 

    Le cifre che ho citato sembra siano sconosciute alla maggioranza dei nostri politici (anche se notissime a chiunque si documenti un poco sul tema dell'immigrazione), ma sono in ogni caso nei briefing dei ministri degli altri paesi europei.   Ogni volta che c'è una situazione speciale, la Commissione europea fa un'opera meritoria di persuasione dei paesi disponibili a ricevere profughi.   Ma il successo della sua azione dipende dal buon volere dei ministri e dai buoni rapporti tra i paesi.   Ma cosa dovrebbe mai spingere il ministro di un altro paese europeo ad aiutare l'Italia ? 

    Per quale motivo il ministro di un paese che già riceve molti più profughi dell'Italia in proporzione alla sua popolazione o alla sua economia dovrebbe mai aiutare il governo italiano in situazioni che sono diventate d'emergenza solo per le decisioni prese da questo governo ?  

    Per quale motivo il ministro di uno di questi paesi dovrebbe fare uno sforzo supplementare – sempre possibile – per l'Italia e non invece per la Spagna, la Grecia, Cipro o Malta che sono paesi più poveri e che ricevono molti più profughi di noi in proporzione alla loro popolazione o al loro PIL (e i primi due più di noi anche in cifre assolute)? 

    Per quale motivo questi ministri dovrebbero fare uno sforzo a favore di un paese che viola le convenzioni internazionali e criminalizza le ONG ?   A favore di un paese di 60 milioni di abitanti che crea artificialmente dei "casi" per qualche decina di profughi ? 

    Per quale motivo questi paesi dovrebbero togliere i marroni dal fuoco ad un ministro degli interni che ha finora partecipato a solo una delle sette riunioni dei ministri europei del settore che si sono tenute da quando il nostro governo attuale è in carica ?   Per quale motivo dovrebbero fare un favore ad un ministro che tuona a sproposito contro l'Europa un giorno sì e l'altro pure ?   Per quale motivo dovrebbero fare un favore ad un ministro che è alleato dell'opposizione a quasi tutti i governi in carica? 

    I nostri corrispondenti da Bruxelles hanno fatto varie volte riferimento al clima di irritazione che c'è nelle rappresentanze permanenti della maggioranza dei paesi.   Ma la cosa non sembra aver raggiunto il nostro dibattito pubblico. 

    Ridurre gli arrivi di profughi non si ottiene con gli spot elettorali costituiti dai casi come l'Aquarius, la Diciotti o la Sea Watch.   Queste sono cose tecnicamente semplici e fattibili, anche se ci espongono al ridicolo internazionale.   Per ridurre in maniera sostanziale gli arrivi bisognerebbe, per esempio, fare di più per stabilizzare la Libia e permettere alle Nazioni Unite e all'Unione europea di intensificare gli sforzi per riportare nei paesi di origine le centinaia di migliaia di persone che sono nei campi di prigionia di quel paese.   Questo era l'obiettivo del piano del ministro Marco Minniti che ha ottenuto i risultati spettacolari che abbiamo visto.   

    Ma questo richiede che si stabiliscano relazioni costruttive con i nostri partner europei e internazionali, non che li si prenda a pesci in faccia.   Questo richiede che si investa nelle organizzazioni internazionali e nello sviluppo degli accordi, non che ci rinchiuda dietro lo slogan "i nostri prima degli altri".   Le alleanze con altri sovranisti che non potranno mai portare a nulla di concreto.   Le manifestazioni di simpatia per Donald Trump che mira a distruggere gli accordi internazionali in tutti i campi ci danneggiano. 

    Certo quando il proprio gruppo politico al Parlamento europeo è uno dei più piccoli ed ha meno del 10 per cento del totale dei deputati le possibilità di azione a livello europeo sono molto limitate.   Quando ci si è bruciati il terreno con une serie di prese di posizione che disgustano l'opinione pubblica mondiale non è facile ripartire da zero nella giusta direzione.   E allora forse gli spot elettorali sulla pelle dei profughi e su quella di chi cerca di trattarli in maniera umana sono l'unica strada per sopravvivere politicamente.   Ma questo funziona solo perché il nostro elettorato è poco istruito e informato ancora meno.

    https://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=27880&t...

    Processo a Salvini - Uomini & Business
  • Due cifre per situare "l'indifferenza dell'Europa" nel caso Sea Watch. 

    Prima di tutto va ricordato ancora una volta che l'immigrazione da paesi terzi non è una competenza attribuita all'Unione europea.  Oggi questa non può decidere che un richiedente asilo vada in questo o quel paese europeo.   Ogni critica va quindi diretta ai singoli stati. 

    Ma più importanti ancora sono le cifre.   Secondo la IOM (Organizzazione mondiale per le migrazioni) e il Viminale, dall'inizio del 2019 al 24 giugno scorso sono arrivate in Italia via mare 2 252 persone.   Le cifre corrispondenti per la Spagna e la Grecia sono di 9 327 e di 12 993.   

    In proporzione alla popolazione, il numero di arrivi (via mare e via terra) nei paesi del Mediterraneo in questo periodo è stato dello 0.216 per cento per Malta, 0.157 per la Grecia, 0.143 per Cipro, 0.025 per la Spagna e 0.004 per l'Italia. 

    Per quanto riguarda le domande di protezione presentate nei vari paesi europei nel primo trimestre del 2019, siamo a 10 570 per l'Italia (il grosso dei richiedenti asilo non arriva con i barconi), a 47 440 per la Germania, a 30 055 per la Francia, 26 500 per la Spagna e 16 480 per la Grecia.  La tanto criticata Olanda è a 6 290 pur essendo come popolazione un quarto dell'Italia.

    * * * 

    Nel post che ho pubblicato su FB sulla presunta indifferenza dell'Europa, un certo Luigi Bertolotti mi ha sfidato a fornire le cifre sulle domande di protezione presentate anche per gli anni passati e non solo quelle degli ultimi due anni.   Lo faccio volentieri perché, contrariamente a quanto da lui probabilmente immaginato, queste cifre rafforzano il mio messaggio. 

    Questa tabella mostra per il periodo 2009-2018 il numero di domande di protezione ricevute nei cinque paesi dell'Unione europea che più ne hanno ricevute.   Visto che si tratta di cifre assolute i paesi che appaiono sono quasi sempre quelli più grandi.  Ma è notevole che la Svezia (meno di un quinto dell'Italia) appaia in questa classifica ben sette volte. 

    L'Italia non è mai stata il paese che ha ricevuto il più alto numero di domande.   Ogni anno la Germania ha ricevuto più domande di noi, mentre la Francia ha ricevuto più domande di noi in sei anni su dieci.   Il problema è esploso da noi (come negli altri paesi dell'Unione europea) nel 2015, 2016 e 2017.   Ma in quei tre anni, se noi abbiamo ricevuto 335mila domande, la Germania ne ha ricevute più di un milione e quattrocentomila !   La piccola Svezia in quei tre anni ha ricevuto circa 220mila domande. 

    Ricordo ancora una volta che l'immigrazione da paesi terzi non è una competenza attribuita all'Unione europea.  Oggi questa non può decidere che un richiedente asilo vada in questo o quel paese europeo.   Ci sono alcuni paesi che hanno chiuso le porte ai profughi.  Ma ce ne sono stati molti altri che ne accolti tantissimi.   

    Nell'insieme tra il 2009 ed il 2018 l'Italia ha ricevuto poco meno del nove per cento del totale delle domande di protezione presentate nei paesi europei.   La percentuale dell'Italia nella popolazione dell'UE è pari all'11.8 per cento e quella del suo PIL è del 11 per cento. 

    Come si fa ad affermare che l'Italia sarebbe stata lasciata sola ?  Eppure sono in tanti a ripeterlo (probabilmente senza conoscere le cifre).

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Discussioni precedenti

 

Immigrazione

 Immigrazione 2017
Immigrazione 2015 - 2016

Bufale e baggianate

Alcuni sostengono che lo sfruttamento di alcuni paesi africani attraverso l'uso del franco CFA sarebbe all'origine di gran parte dei movimenti migratori verso l'Italia.   Questa nota spiega che non è così, che si tratta di una bufala.

Le mie opinioni

Questi sono dei commenti rapidi che ho pubblicato su Uomini e Business legati alle discussioni in corso sull'immigrazione e l'arrivo di migranti illegali e profughi.

26 giugno 2018 - La bomba dei migranti 

30 giugno 2018 - Vedremo mai dei campi sorvegliati?

3 luglio 2018 - Dublino non cambierà

25 luglio 2018 - UE, problemi e limiti sui migranti

2 settembre 2018 - Dove vanno gli immigrati?         

21 settembre 2018 - Migranti. L'Italia lasciata sola?        

23 novembre 2018 - Sbandamenti esteri   

5 gennaio 2019 - Tutte le bugie sugli immigrati