Penso che l'Unione europea stia seguendo una strada pericolosa e sbagliata nel caso delle consegne della AstraZeneca.   Come ho condannato gli annunci del commissario Arcuri nel caso del ritardo temporaneo delle consegne Pfizer-BioNTech, cosi considero fuori luogo le dichiarazioni bellicose di Charles Michel e di Ursula von der Leyen.

In entrambi questi casi ci sono problemi da risolvere rapidamente che non lasciano spazio alle cause legali.   Queste ci potranno anche essere, ma tra qualche tempo, una volta risolto il problema.

I contratti di pre-acquisto firmati dalla Commissione sono basati sull'impegno delle case fornitrici a fare del loro meglio, "Best reasonable efforts" (almeno quello con la AstraZeneca che è stato parzialmente reso pubblico).   Questo è del tutto ragionevole e comprensibile.   Come fpotrebbe una qualsiasi casa produttrice a prendere impegni precisi, anche se solo su base trimestrale, per le consegne di un prodotto che ancora non esiste (il contratto con AstraZeneca contiene delle clausole per il caso la società si fosse vista costretta ad abbandonare il progetto di creazione del vaccino perché non efficace) e che quindi non è mai stato ancora prodotto, soprattutto su larghissima scala.   Dei problemi possono sempre presentarsi in una produzione completamente nuova.   Del resto, tutte e tre le case produttrici dei tre vaccini autorizzati finora hanno avuto problemi, anche se solo quelli della AstraZeneca sembrano seri.

La Commissione ha però ragione che la AstraZeneca, ai sensi del contratto, è impegnata a fare del suo meglio per effettuare le consegne previste a partire da tutte le sue unità di produzione nell'UE e nel Regno Unito.   Per di più, un altro articolo contiene la dichiarazione della ditta di non avere impegni con altre parti che possano incidere sulla consegna delle dosi ordinate dall'Unione europea.

Quindi le dichiarazioni del CEO della AstraZeneca sul fatto che il Regno Unito ha firmato il suo ordine di acquisto tre mesi prima dell'Unione europea sono valide per la parte in cui si afferma che questo ulteriore periodo ha permesso di risolvere per tempo problemi di produzione che si sono verificati anche nelle due fabbriche del RU, ma non giustificano un'eventuale esclusione del Regno Unito dalla riduzione delle consegne dovuta ai problemi apparsi nell'unità di produzione in Belgio.   La AstraZeneca si è impegnata a fare del suo meglio a partire da tutte le sue unità di produzione e non solo di quelle sul territorio dell'Unione europea.

La Commissione europea ha fatto bene ad insistere sulla pubblicazione del contratto (sembra che il 95 per cento delle richieste di oscuramento di alcune parti del contratto siano venute dalla AstraZeneca).    Questo ha permesso di chiarire la situazione su alcuni punti importanti.

Non sarebbe per ragioni finanziarie che la AstraZeneca offrirebbe un trattamento di favore al Regno Unito, se le cose stessero effettivamente così.   Grazie alla decisione dell'Università di Oxford, la AstraZeneca vende il suo vaccino al prezzo di costo senza incorrere perdite o realizzare utili (nel contratto pubblicato ci sono tante disposizioni su questo punto e sulla verifica dei costi effettivi di produzione).   Quindi l'inveire contro il motivo del profitto, che sicuramente motiva le multinazionali, è fuori luogo nel caso dell'AstraZeneca.

C'è un problema ed è grosso, soprattutto per i paesi come l'Italia che ha puntato sul vaccino AstraZeneca più che su quelli di Moderna e Pfizer-BioNTech.   Bisogna trovare soluzioni aiutando la ditta a risolverlo.   Ieri Daniel Gros ha scritto sul Financial Times che questo è il momento di mettere soldi sul tavolo per allargare le possibilità di produzione  (l'Unione europea è riuscita a negoziare per gli altri contratti prezzi più bassi di quelli pagati da Regno Unito, Stati Uniti e, soprattutto, Israele).   L'esempio da seguire e incoraggiare è quello dell'accordo tra la Sanofi, il cui vaccino è in forte ritardo, e la Pfizer-BioNTech perché la ditta francese possa produrre il vaccino della seconda.   L'Italia è il più grosso produttore di medicinali in Europa e quindi nel nostro paese ci sono molte possibilità di produzione.   Ma la loro riconversione prenderebbe comunque alcuni mesi.

Non dimentichiamo poi che se l'Unione europea sta spendendo poco meno di tre miliardi di euro per l'acquisto dei vaccini ed il pre-finanziamento del loro sviluppo e produzione, gli Stati Uniti avrebbero messo sul tavolo per la stessa cosa ben 18 miliardi di dollari (cifra citata da Guntram Wolf in un recente articolo sul Guardian e da alcuni altri commentatori).  Ma più importante ancora è il fatto che gli Stati Uniti erano pronti a produrre i vaccini grazie al lavoro dell'agenzia BARDA (Biomedical Advanced Research and Development Authority ) e hanno creato rapidamente l'organizzazione Warp Speed guidata da un generale a quattro stelle e da un noto ricercatore, Moncef Slaoui (cittadino belga di origini marocchine).   Le ragioni del successo degli Stati Uniti in questo campo sono ben spiegate dallo stesso Moncef Slaoui in questo video (in francese) : intervista di Moncef Slaoui

Le dichiarazioni bellicose fanno solo danni e non contribuiscono a risolvere il problema.   Ne creano molti altri.

Come ha potuto l'Unione europea, che vive del commercio mondiale e che è paladina della libertà degli scambi minacciare delle restrizioni alle esportazioni ?  

Quest'idea balzana è stata espressa dal ministro della sanità tedesco, Jens Spahn.   L'Unione europea l'ha fatta sua prima di ripiegare su di un meccanismo di semplice informazione.   Ma nella sua prima decisione ha introdotto una distinzione tra Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord, esattamente quello che in un certo momento è sembrato volesse fare Boris Johnson e che ha perfino portato alle dimissioni del capo del servizio legale del governo del Regno Unito perché la cosa avrebbe costituito una violazione dell'accordo di separazione tra Regno Unito e UE già firmato.   Dopo qualche ora, vista l'enormità della cosa e le proteste sollevate, la Commissione ha corretto le disposizioni sull'Irlanda del Nord.   Chi si prenderà la responsabilità di questo errore ?
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Strategia dell'Unione europea per i vaccini contro la Covid-19

Piano strategico per la vaccinazione anti SARS-CoV-2

La contrattazione pubblica dei vaccini anti Covid-19 (Università di Trento)

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Risposte

    • Loretta,

      non c'è dubbio che l'annuncio di AstraZeneca sia strano e le spiegazioni date dal suo CEO, Pascal Soriot (francese), siano insufficienti.   Una riduzione delle consegne del primo trimestre come quella annunziata si spiegherebbe solo con una impossibilità totale di produrre nella fabbrica in Belgio (dove il ministro Vandenbroucke ha mandato un'ispezione).   E' vero che la produzione di vaccini tradizionali dipende da processi biologici naturali che non sono influnzabili direttamente, ma Soriot ha parlato di rese più basse, non di impossibilità di produzione.

      Ci sono motivi di stizza perché le difficoltà di produzione in Belgio avrebbero dovuto influenzare tutte le consegne di AstraZeneca, non solo quelle nell'Unione europea.   Dal contratto pubblicato questo appare chiaramente.

    • Il fatto solo che si mandi un'ispezione, su iniziativa belga, dopo che i buoi hanno laciato la stalla, fa vedere come i signori e le signore della UE fossero incautamente all'oscuro della situazione. Come? Non sapevano che c'erano dei problemi e non ricevevano, ovvero non chiedevano, informazioni sul work-in-progress? Ma Ursula non è stata ministro della difesa e non ha appreso colà on the job, per dire, che il committente di grandi contratti deve avere una loro gestione? Ciò avrebbe dato tempo per affrontare la soluzione del problema in anticipo con grande vantaggio per la propria posizione. E non staremmo qui ad alambiccarci sulle cause del disastro ma lo sapremmo già da molto tempo.

      Non voglio qui cominciare il gioco della dietrologia (si ma sapevano e tacevano... c'est une comédie des dupes...). Ma è come se Boris si fosse coperto adeguatamente con AZ, magari con un poco di arm twisting e a dispetto di eventuali dissonanze contrattuali (chiamiamole così, ma sappiamo quanto tali obblighi siano sacri al PM britannico) mentre la EU dormiva sonni profondi. Se così fosse, ancora di più dovremmo considerare come sia arduo usare l'arma spuntata dell'adempimento contrattuale quando è una brutale questione di rapporti di forza.

  • Caro Fabio, sono abbastanza d'accordo con te. Tuttavia la causa di una posizione così affrettatamente "muscolosa" da parte della Commissione io la imputo, più che all'essere preda di improvvidi venti del populismo,  al farsi catturare dalle provocazioni post Brexit. E' solo la prima di quella che prevedo sarà una serie infinita di dispetti, sfide, ingiurie e controversie legali che temo avveleneranno le relazioni UE/RU. 

  • Caro Fabio, é la prima volta che qualcuno mi taccia, anche se indirettamente, di populista. Mi hanno sempre considerato, e mi considero, un moderato alla ricerca di soluzioni. Sul fondo sono perfettamente d'accordo con te sul modo di procedere per trovare le soluzioni.

    Solamente che io odio il 'politicamente corretto' o, come dice un grande scrittore francese 'le confort intellectuel'. Una cosa é ricercare e trovare soluzioni concrete e operative sulla falsariga di quanto pertinentemente indichi, altra cosa é l'immagine che l'Unione Europea deve dare di se stessa. Non penso che debba 'baisser les culottes' e fare' mea culpa', cose assolutamente improponibili per il suo prestigio e la sua autorevolezza, tanto piu' che gli eminenti giuristi del servizio giuridico della Commissione avranno ben valutato la portata delle clausole contrattuali. 

    Quindi per me la Presidente della Commissione ha il diritto e soprattutto il dovere, di fare la faccia dura a difesa dei cittadini europei. E poi se non lo fa, le ditte farmaceutiche lo prenderebbero come segno di debolezza. Rallegramioci di avere una Presidente che mostra i muscoli, anche se al femminile, e che non ha il tempo di occuparsi ...  dell'ora legale!

    Al posto di 'bellum' mettiamo 'pugna', termine circoscritto nel tempo e nello spazio, evitando cosi le due guerre mondiali... 

    Francesco

  • Non ho letto i testi giuridici come avrà fatto Fabio , perché saranno tecnici e noiosi.  Pero' io sono del parere che la Commissione fa benissimo ad alzare la voce. Il pubblico non va per il sottile e quindi vuole messaggi forti. L'Unione Europea ci ha messo la faccia. Che sia tosta e temeraria. Bene il blocco delle esportazioni perché il cittadino europeo vuole sentirsi protetto.
    Ho letto che uno di quei schifosissimi, scandalistici  giornali inglesi ha intitolato la prima pagina 'L'Europa non avrà i nostri vaccini!'. Sara' cosi viceversa!!!
     
    L' Europa, pur essendo una 'comunità di diritto', non puo' sempre attenersi ad un rispetto pedisseguo delle norme. Preferisco un'interpretazione 'pretoriana' che finora l'ha sempre fatta avanzare! 
    Bene la nostra Ursula che come si dice a Napoli 'ten u pepe in do mazz'. Finalmente una bersagliera dopo il soporifero predecessore!!
     
    Fiat bellum!
     
    Francesco
    • Francesco,

      la tua reazione mostra bene le conseguenze che possono avere le dichiarazioni degli uomini politici, di chiunque sia in posizioni di responsabilità e di quello che dicono i media.

      Ci sono tante cose che ci fanno giustamente arrabbiare.   Ma abbiamo tutti il dovere di mantenere le reazioni entro limiti civili.   Le dichiarazioni populistiche che additano un colpevole (spesso estero) ai nostri problemi ci hanno dato due guerre mondiali.   Il tuo "Fiat bellum" riassumo bene il pericolo.   Da questo punto di vista io trovo il "soporifico" stile di Jean-Claude Junker più corretto della ricerca di pubblicità della von der Leyen mostrata in questo caso.

      Sul fondo mantengo la mia posizione che in questo momento si deve trovare una soluzione che porti ad avere più dosi di vaccino.    Mostrare una posizione ferma è utile in qualsiasi negoziato, ma il "fare la faccia feroce" non ha mai aiutato.   

      Due osservazioni.   La prima è che i problemi di produzione erano prevedibili e previsti.    Non c'è da farne uno scandalo.   Questo è tanto più vero per i vaccini di tipo tradizionale come quello della AstraZeneca che dipendono da un processo di sviluppo biologico naturale che non può essere influenzato direttamente.   La seconda è che si dovrebbe ottenere una riduzione lineare di tutte le consegne AstraZeneca nell'attesa di un forte aumento della produzione da realizzare attraverso la ricerca di altre fabbriche che possano produrre il vaccino di questa ditta.   Quello che bisogna ottenere è l'accordo di AstraZeneca per questi altri siti di produzione.

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