Altri problemi italiani

Questa discussione è sui tanti problemi del nostro paese che non rientrano nelle discussioni già aperte: "Politica economica", "Mezzogiorno", "Lavoro e previdenza sociale", "Giustizia e Megistratura".

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Risposte

  • Ancora pochi stranieri nelle università italiane - Openpolis

    Ancora pochi stranieri nelle università italiane - Openpolis
    Sono in aumento gli studenti stranieri nelle università europee, ma l'Italia costituisce in questo senso un'eccezione.
  • https://www.corriere.it/scuola/secondaria/22_maggio_19/save-the-chi...

    Save the Children: «Un 15enne su due non capisce quello che legge»
    La denuncia del presidente di Save the Children Italia Claudio Tesauro: «Con questi dati è a rischio la tenuta democratica del Paese»
  • La questione delle concessioni balneari, punto per punto 

    di Gianluca mercuri   Corriere della SEra 15-2-2022

    La questione delle concessioni balneari, o «concessioni demaniali marittime — su cui il governo Draghi è stato chiamato in queste ore a decisioni complicate (dalla sua maggioranza composita) e obbligate (dall’ordinamento europeo) — si trascina da 8 decenni con modalità che, tra una proroga e l’altra, hanno sempre impedito la liberalizzazione e tutelato i concessionari esistenti. Qui proviamo a dare un quadro complessivo che permetta di orientarsi. Cominciando dalle norme.

    • Il Codice della navigazione del 1942 È la cornice giuridica che stabilisce l’interesse pubblico come criterio per assegnare la concessione di un bene demaniale in caso di più domande.
    • Il regolamento di attuazione del 1952 Introduce la possibilità di reclami o domande concorrenti per un bene già assegnato.
    • Il «diritto di insistenza» Viene introdotto nel 1992 con una modifica al Codice della navigazione ed è all’origine di tutte le future contestazioni europee. In pratica, stabilisce che i soggetti già titolari di concessioni siano preferibili a nuovi pretendenti, e che le concessioni siano rinnovate automaticamente ogni 6 anni.
    • La direttiva Bolkestein Questo impianto viene sfidato per la prima volta dal Consiglio di Stato nel 2005 (con la sentenza su una concessione a Lignano Sabbiadoro) e soprattutto dalla direttiva europea sui Servizi del 2006, nota come direttiva Bolkestein (dal nome dell’allora eurocommissario al Mercato interno).

      La Bolkestein stabilisce — in nome dei principi di libertà di stabilimento, di parità di trattamento e di non discriminazione sanciti dal Trattato dell’Unione europea — che sia il rilascio di nuove concessioni, sia il rinnovo di quelle in scadenza devono seguire procedure pubbliche, trasparenti e imparziali che consentano a nuovi operatori di concorrere su un piano paritario.

      Da allora inizia la battaglia per (non ) applicare direttiva europea.
    • Le lettere in mora della Commissione Ue Arrivano nel gennaio 2009 e nel maggio 2010. La prima contesta all’Italia l’incompatibilità del «principio di insistenza» e del rinnovo automatico con i principi europei e la Bolkestein. La seconda è una replica al tentativo italiano di motivare le inadempienze.
    • L’abrogazione delle norme antieuropee Il principio di insistenza era stato abrogato dal Parlamento italiano già prima della seconda lettera dell’Ue, nel febbraio 2010, e nel dicembre 2011 viene cancellato anche il rinnovo automatico di 6 anni in 6 anni. La questione sembra risolta, tanto che nel febbraio 2012 la Commissione Ue archivia la procedura d’infrazione avviata 4 anni prima. Ma non è affatto finita.
    • La prima proroga: 2015 Con la stessa norma con cui era stato abrogato il diritto di insistenza, era stata anche prorogata fino al 31 dicembre 2015 la durata delle concessioni scadute. Il tutto, con l’impegno a una riforma generale del diritto marittimo che conciliasse i principi europei sulla concorrenza con la valorizzazione degli investimenti realizzati dai concessionari.
    • La seconda proroga: 2021 Nel 2012 viene stabilita una seconda proroga della durata delle concessioni, fino al 31 dicembre 2020. La motivazione è sempre la stessa: consentire l’operatività degli stabilimenti fino a una riforma organica.
    • La sentenza della Corte di giustizia europea del 2016 È quella nota come «Promoimpresa», con cui la Corte condanna la prassi delle proroghe indiscriminate e generalizzate in quanto contrarie — ancora una volta — ai principi europei e alla direttiva Bolkestein.
    • La terza proroga: 2034 Viene introdotta con la Legge di Bilancio 2019 (approvata alla fine del 2018) ed estende la durata delle concessioni demaniali marittime per altri 15 anni , fino al 1° gennaio 2034. La motivazione è data dalla necessità di salvaguardare le imprese balneari dopo i danni derivati da cambiamenti climatici e calamità naturali. Ancora una volta si rimandano a norme successive la revisione complessiva del settore, la «ricognizione e la mappatura» di tutto il demanio costiero e la nuova disciplina delle concessioni.
    • La legge del 2020 contro la concorrenza Ribadisce la durata delle concessioni fino al 1° gennaio 2034 e, scrive il sito mondobalneare.com, vicino alle imprese concessionarie, «vieta espressamente sino a quella data ogni procedura pubblica concorrenziale».
    • La sentenza contro le proroghe del Consiglio di Stato È quella che, nel novembre 2021, chiude la storia infinita delle proroghe automatiche. Come? Affermando l’obbligo di non applicare le leggi che le concedevano e dichiarando direttamente applicabile la direttiva Bolkestein. Per evitare la decadenza immediata delle concessioni, si fissa la loro scadenza al 31 dicembre 2023. È questo intervento «para-legislativo» del massimo organo della giustizia amministrativa a rendere di fatto non più procrastinabile l’intervento deciso in queste ore dal governo. Da quel momento «la spiaggia è contendibile», spiega Riccardo Germano su lavoce.it.

    A fare da sfondo a questa lunga battaglia giuridica e soprattutto politica, ci sono questioni altrettanto radicate e mai affrontate.

    • I canoni troppo bassi Lo sono, scrive Germano, «se paragonati al valore socioeconomico del litorale italiano, di cui beneficiano molti dei concessionari in virtù delle proroghe». Il canone annuo minimo attualmente fissato per legge è inferiore a 2.500 euro, poco più di 200 euro al mese.
    • Le subconcessioni lucrose Non solo le proroghe hanno garantito «minima concorrenza e minimo rischio d’impresa per svariate migliaia di concessionari»; in più, i concessionari possono far ricorso a subconcessioni. E così, come ha affermato l’Agcm (l’Autorità garante della concorrenza e del mercato), «a causa dei ridotti canoni che essi versano all’amministrazione cedente» ricavano «un prezzo più elevato rispetto al canone concessorio, che rifletterà il reale valore economico e l’effettiva valenza turistica del bene». L’Agcm le definisce «ingiustificate rendite di posizione». Commenta Germano: «Un privilegio per pochi, pagato da tutti: oltre al danno indiretto alle finanze pubbliche, c’è il danno all’aspirante operatore che vorrebbe competere per l’assegnazione di una concessione in piedi da decenni, ma non può, e il danno al consumatore», che paga per lettini e ombrelloni tariffe che sono il frutto di quelle rendite di posizione.
    • La progressiva scomparsa delle spiagge libere Secondo il Rapporto spiagge 2021 di Legambiente, «meno di metà delle spiagge del Paese» è «liberamente accessibile e fruibile per fare un bagno». In Francia, il limite massimo per gli stabilimenti è del 20%.
    • La questione delle gare Come tutelare gli imprenditori che hanno fatto investimenti massicci sui «loro» stabilimenti e si sentirebbero defraudati dall’avvento di un regime concorrenziale? Sempre su lavoce.info, Alberto Heimler ha proposto un sistema che non li penalizzerebbe. Questo: quando scade la concessione, si chiede al concessionario qual è, secondo lui, «il valore dell’attività che ha contribuito a realizzare (e che accetterebbe come prezzo di vendita se dovesse cedere l’attività)». Allora il concessionario sparerebbe un prezzo altissimo? Non è detto, se «sulla base di quel valore viene calcolato un onere concessorio (per esempio, il 7% di quel valore) da corrispondere annualmente all’amministrazione concedente per il periodo concessorio successivo (per esempio, per i 10 anni successivi)». Più lo stabilimento vale secondo il concessionario, insomma, più deve pagare per mantenere la concessione se vince lui stesso la gara o se nessuno vi partecipa. A quel punto,«per consentire l’ingresso di concorrenti più efficienti, viene effettuata una gara che ha come base d’asta l’onere concessorio così individuato e la concessione viene affidata all’impresa che offre di pagare il canone più elevato». Chi si aggiudica la concessione, «deve però compensare il concessionario uscente» con il valore che aveva indicato per cedere l’attività.

    Come si vede, un modo per sistemare finalmente il settore c’è, c’è sempre stato e, si spera, ci sarà.

  • Ancora un altro esempio dei nostri problemi.

    https://www.corriere.it/editoriali/22_gennaio_02/sperimentazioni-cl...

    Sperimentazioni cliniche perse nei ritardi burocratici
    A febbraio parte la nuova normativa europea. Ma l’Italia sconta otto anni di stop e una pletora di comitati etici
  • Un buon articolo che mette in evidenza i limiti di "Report".

    https://www.corriere.it/spettacoli/21_dicembre_21/se-l-inchiesta-as...

    Se l’inchiesta assume l’aspetto di una performance emozionale
    «Report» di Ranucci sembra aver assorbito il metodo delle Iene: la presentazione del servizio, la promessa di uno scoop, l’intervista «bomba»
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  • Una rara buona notizia dal nostro paese.

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