Lotta al Covid

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Risposte

    • L'espressione usata dalla Virtuer-Hoha è sicuramente eccessiva, ma la realtà sottostante è però quella.   

      E' possibile, addirittura molto probabile, che lo Sputnik V passi l'esame EMA.   Ma c'è una bella differenza tra vagliare tutti i dati, facendo anche delle missioni in situ pere verificare l'idoneità delle misure di sicurezza delle fabbriche, come fa l'EMA, e le decisioni di autorizzazione date in maniera affrettata da molti paesi con standard non molto elevati.

  • Stamattina, 8 marzo, Angelo Panebianco sul Corriere della Sera commenta il mio articolo di sabato.

    Per il momento l'articolo non mi sembra sia sul giornale online libero.  E' sulla prima pagina dell'edizione cartacea.

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    Questo è il testo dell'articolo di Panebianco.

    Etica e politica

    Un elogio dei buoni risultati

    di Angelo Panebianco 

    Fabio Colasanti ( Corriere del 6 marzo) ha centrato il punto: la ragione principale per cui Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele hanno lasciato indietro l’Europa continentale, e il distacco non appare al momento colmabile, in tema di vaccinazioni anti-Covid, ha a che fare con una differenza culturale la quale, a sua volta, tracima in ambito politico, amministrativo e giudiziario. Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele sono Paesi «pragmatici», per i quali ciò che conta più di qualunque altra cosa è il risultato finale.

    Al contrario, quelli europeo-continentali, sia pure con differenze di grado fra l’uno e l’altro, sono Paesi «giuridici» per i quali il fatto che i soldi pubblici vengano spesi correttamente (dal punto di vista delle procedure in vigore) è cosa più importante del risultato. Si noti che nel successo fin qui registrato da Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele in tema di vaccinazioni confluiscono varie ragioni. L’orientamento pragmatico (il risultato prima di tutto) è rafforzato, in primo luogo, da una condizione di generale fiducia del pubblico nella correttezza dei comportamenti delle amministrazioni. Nel caso dei vaccini gioca anche un atteggiamento non pregiudizialmente contrario alle imprese private (farmaceutiche nella fattispecie): è legittima, ossia socialmente accettata, la loro ricerca del profitto.

    Il caso italiano è, fra i «giuridici» europeo-continentali, quello che mostra le patologie più gravi.

    P er tradizione, l’amministrazione italiana, nelle sue principali componenti, è addestrata a seguire correttamente procedure e a considerare la correttezza procedurale più importante del raggiungimento del risultato. È questa la madre di tutte le inefficienze che le vengono tradizionalmente imputate. Si aggiunga il fatto che rispetto alla fiducia fino a prova contraria del pubblico statunitense, britannico o israeliano nei confronti dell’amministrazione, in Italia vige l’atteggiamento opposto, di sfiducia fino a prova contraria.

    Si consideri anche il diffuso populismo, l’atteggiamento ostile di settori rilevanti dell’opinione pubblica italiana nei confronti delle imprese private. Per quanti nostri connazionali il profitto non è l’indicatore dello stato di buona salute delle imprese e della loro capacità di accrescere il benessere collettivo ma è, al contrario, ricchezza rubata dai capitalisti al resto del Paese? Per molti italiani oggi le peggiori fra le imprese sono proprio quelle farmaceutiche. Ma una cosa è contrastarne, come è giusto, le inadempienze contrattuali. Tutt’altra cosa è negare loro il diritto a guadagnare dalla loro attività. Dietro l’ostilità diffusa per le case farmaceutiche c’è l’idea che se fosse lo Stato ad occuparsi della produzione di vaccini le cose andrebbero per il meglio. Niente di più errato. Ci sono cose (dalla difesa militare al coordinamento del contrasto alla pandemia) che solo lo Stato può fare, ma pensare che lo Stato sia sempre più efficiente delle imprese private e della concorrenza di mercato è un tipico abbaglio populista.

    Ad aggravare i problemi c’è poi il patologico sviluppo della legislazione. Accanto a giuristi responsabili (fortunatamente non pochi) che si interrogano sul ruolo del diritto nel nostro Paese, ci sono anche stuoli di praticoni che procedono ottusamente come rulli compressori e che, ogni giorno, contribuiscono a perpetuare le nostre patologie giuridiche. Le norme quotidianamente sfornate a livello nazionale e locale, formalmente varate da governi e rappresentanti eletti, sono sempre «cucinate» da burocrati e da consulenti giuridici. È raro che costoro si chiedano se tali norme siano congegnate in modo da essere efficienti, da consentire di raggiungere il risultato che ci si era proposti varandole, oppure se il reale scopo sia solo quello di «acchiappare i ladri», colpire quelli che le violano. Siamo pieni di norme acchiappa-ladri che, per come sono congegnate, rendono difficile perseguire con rapidità ed efficacia altri obiettivi socialmente utili. Sarebbe tempo di chiedersi se questa continua, affannosa, caccia al ladro serva a qualcosa. È un circolo vizioso: c’è chi sforna leggi acchiappa-ladri e c’è chi (procuratori e polizie ) si sforza di acchiapparli. Troppe volte si perde per strada lo scopo per cui la tale legge è stata ufficialmente varata, il risultato che, in teoria, si voleva raggiungere. Prima o poi bisognerà domandarsi se tante norme cervellotiche, oltre alla comprovata capacità di alimentare ritardi e inefficienze amministrative, e di rendere la vita difficile alle persone che non hanno intenzione di delinquere (i malintenzionati, per lo più, sanno aggirarle con relativa facilità) siano davvero servite a ridurre corruzione e altri comportamenti devianti. O se non abbiano contribuito ad alimentarli.

    Per cortesia, vaccinateci tutti al più presto. Al momento, non c’è nulla che conti di più.

  • Posto qui la risposta che ho dato su Facebook ad una persona che difendeva la decisione presa dal governo Draghi di bloccare un'esportazione di vaccini AstraZeneca dall'Italia alla Nuova Zelanda.

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    Dopo le reazioni alla decisione della Commissione del 31 maggio scorso ci sono state tantissime reazioni negative a livello internazionale.

    La Commissione aveva dichiarato che la misura era stata presa per essere informati sui flussi commerciali di vaccini e non per bloccarne l'esportazione.

    Da quando la decisione è stata presa al momento del blocco italiano c'erano state 174 spedizioni di vaccini dall'UE verso 30 paesi. Tra di queste ce ne è stata una, tre settimane fa, di 300mila dosi di vaccino AstraZeneca dallo stesso stabilimento di Anagni all'Australia.

    Non ho informazioni precise, ma è probabile che dopo il blocco italiano ci siano state molte altre esportazioni di vaccino dall'UE. Non abbiamo notizia di altri blocchi. Quello italiano sarebbe stato deciso verso il 25/26 febbraio. 174 esportazioni di vaccino dal 31 gennaio a quel momento significa oltre quaranta esportazioni alla settimana.

    Pensiamo veramente che dopo la decisione italiana tutte le ditte abbiano smesso di fare richieste di esportazione di vaccini ? Sicuramente no. La spiacevole realtà è che nessun altro paese ha finora deciso di seguire l'esempio italiano. Si parla della possibilità che la Francia lo faccia. Staremo a vedere. Ma siamo al 7 marzo e ancora siamo i soli ad aver preso la mitragliatrice per sparare sulle zanzare.

    I vaccini sono prodotti in pochi paesi e servono a tutta la popolazione mondiale. Bloccarne l'esportazione è veramente un allinearsi sulle posizioni di Donald Trump e Salvini: "prima i nostri cittadini e poi gli altri".

    Al tempo stesso, tanti parlano di acquisti di vaccino Sputnik V che sono chiaramente sottratte alla popolazione russa visto che anche i russi non hanno la capacità di produrre grandi quantità di vaccino. Il prima noi degli altri vale per noi, ma non per gli altri paesi ?

    Noi - i grandi campioni del libero commercio e i paladini di una forma di democrazia che non discrimina verso gli altri - ci facciamo dare lezioni da Russia e Cina ?

    Dove sono finite le belle parole sulla necessità di vaccinare tutta la popolazione mondiale ? Solo dopo che noi si sia stati tutti vaccinati ? Ho l'impressione che le reazioni positive alla decisione del governo Draghi non siano molto coerenti con tante altre belle dichiarazioni.

    Pensiamo veramente che Canada, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Argentina, Brasile debbano aspettare per avere vaccini che tutta la popolazione UE sia stata vaccinata ? O che questi paesi debbano acquistare i vaccini da paesi meno egoisti di noi? In cosa l'Unione europea sarebbe migliore degli USA di Trump ?

    Ma la cosa peggiore è che si è attivata una misura sproporzionata per risolvere un conflitto con una sola ditta. Conflitto dove penso l'UE abbia ragione.

    • Sono d'accordo con te, ma ricordo un'altra volta che nella diatriba con Astra Zeneca c'è una forte componente Brexit.

      Non è un caso che la decisione su questa esportazione riguardi proprio questo vaccino (Oxford) e che le reazioni più negative siano pervenute proprio da UK. L'Australia  è membro del Commonwealth con cui UK ha un interesse primordiale a negoziare un accordo di libero scambio.

      Ma ricordiamoci sopratutto che UK applica il blocco delle esportazioni di vaccini prodotti nel paese (quindi niente a UE), dopo essersi accaparrati il massimo della produzione comunitaria di Pfizer prima di uscire non aspettando l'EMA (ma anche bravi nella rapidità di vaccinazione). Non è il massimo della cooperazione!

      Quindi è una mossa che, è vero, può essere letta come contraria a principi fondamentali per l'UE, ma siccome riguarda pochissime quantità, un paese non bisognoso, e attira molto consenso politico immediato, probabilmente si è stimato che i vantaggi di immagine presso i cittadini (dopo gli errori di comunicazione commessi), nonchè il disturbo a UK nel faticosissimo post Brexit, fossero superiori agli svantaggi che potrebbero verificarsi in futuro, ma che per il momento sono ancora molto teorici.

    • Betty,

      ma io speravo e spero ancora che il governo Draghi non vada dietro al consenso immediato ignorando le possibili conseguenze a medio/lungo termine.

      Aspetto ancora di vedere quale sarà il primo paese europeo a seguire l'esempio italiano.   Per il momento non ce ne sono molti.

  • Interessantissimo il tuo articolo e anche il saggio  della Mazzucato  che non conoscevo

    Tuttavia tutto questo mi pare confermare la mia osservazione che la popolarità della UE ne esce male.   Per i milioni  che hanno   il lavoro e sono alla disperazione o per i centomila che hanno perso un parente  non importa niente che si siano o meno seguiti procedure e regole  comunitarie, ma importa solo che altri paesi che quelle regole non seguono stanno piu avanti : la conclusione logica è che la UE non funziona

     Noi non giudichiamo un politico (o un manager)  nella misura in cui ha seguito regole e leggi ( prospettiva legale o burocratica)  ma nella misura che ha  conseguito o meno delle mete (prospettiva  dei risultati reali.  

    Se è necessario per  conseguire  dei  risultati le norme si interpretano, si aggirano  Draghi ha salvato l’euro con un mezzo non convenzionale come il QE, ora si è rivolto a una societa privata aggirando nei fatti parlamento e amministrazioni (poi  cavilli giustificatori  si trovano sempre).   Se riuscirà a fare questo benedetto piano a avrà i 200 miliardi tutto lo applaudiranno e nessuno glie ne farà una colpa (forse qualche giurista o magistrato).

    Come diceva Machiavelli il principe deve entrare anche nel male per fare il bene.

    • Giovanni,

      hai ragione quando dici che la decisione dell'UE di procedere ad acquisti comuni - decisione che io considero giustissima - si è ritorta verso l'UE stessa.   Io credo che il motivo principale di questo fiasco sia stata la comunicazione dell'UE e, particolarmente, il tono trionfalistico della signbora Von der Leyen che è personalmente responsabile di alcune decisione sbagliate.

      Non mi sono mai illuso che i paesi europei potessero mai agire come gli americani per sostenere le sviluppo e la produzione di vaccini.   Ma si sarebbe dovuti essere più prudenti.   Bisognava ricordare - quello che tutti gli esperti ci hanno detto a iosa - che la produzione su larga scala di vaccini nuovi era un campo sconosciuto e dove ci potevano essere tante buche.     Invece si è annunciato qualcosa di simile alla "fine della povertà" di M5S memoria.

      Per quanto riguarda le forniture alla UE, le cose sono andate meglio di quanto previsto dagli esperti e invece la popolazione ha l'impressione di un fallimento.    Ci sarebbe stata comunque una inevitabile delusione perchè era anche piuttosto chiaro che gli Stati Uniti avrebbero avuto molte più dosi di noi e più rapidamente (come risultato dello sforzo nettamente maggiore che hanno fatto).   Forse la comunicazione UE avrebbe dovuto anticipare la gestione mediatica delle differenze tra USA e UE che erano visibili da tempo.

      Non ricordo di aver visto qualcuno prevedere l'arrivo sulla scena di Israele nella maniera che oggi sappiamo.

      L'UE avrebbe dovuto seguire da vicino l'andamento dei preparativi delle ditte e avrebbe dovuto scoprire le difficoltà di AstraZenica prima dell'annuncio della ditta.   Il lavoro di persuasione e accompagnamento degli accordi tra ditte doveva iniziare a settembre/ottobre del 2020.

      E' triste che il governo debba ricorrere all'aiuto tecnico di una ditta di consulenza.   Ma è il risultato della pochezza della nostra pubblica amministrazione.   Tutte le persone che conosco e che stanno negoziando con la nostra PA mi dicono che ben poco è cambiato nei decenni.   Ci sono alcune persone che hanno un altissimo livello professionale, ma sono molto poche.   La Banca d'Italia ha sicuramente tutta la capacità tecnica per fare il lavoro richiesto alla ditta di consulenza, ma ho paura che Mario Draghi non abbia voluto rafforzare la sua immagine di "banchiere" chiedendo l'aiuto della BdI, come tanti governi italiani hanno fatto nel passato.

  • Bravo, bravo, bravo. Proprio quello che ci voleva! 

    • Betty,

      grazie per l'incoraggiamento.

  • Il Corriere della sera ha oggi, 6 marzo, alla pagina 10 un mio articolo su quelle che io considero essere le ragioni principali del ritardo della campagna vaccinale dell'Unione europea rispetto a Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele.   

    Vaccini, i Paesi «pragmatici» contro quelli «giur...

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    Non credo che ci sia alcun dubbio che l'Unione europea oggi, inizio marzo, sia chiaramente indietro rispetto a Stati Uniti, Gran Bretagna e, soprattutto, Israele nella sua campagna di vaccinazione anti-Covid.   Ma questo non è dovuto a responsabilità specifiche della Commissione europea.   Questo è in piccola parte dovuto al fatto che prendere decisioni tra 27 paesi è inevitabilmente più complesso che prenderle in uno solo.   Ma la spiegazione principale va cercata in una differenza fondamentale tra i paesi dell'Unione europea, da un lato, e gli Stati Uniti, Israele e, in una certa misura, del Regno Unito, dall'altro, nella maniera di concepire i rapporti tra stato e imprese per raggiungere degli obiettivi eccezionali di interesse comune. 

    Si tratta di una differenza tra pragmatismo, accompagnato da una certa fiducia nella pubblica amministrazione che rende possibile concederle una forte discrezionalità, e un approccio giuridico, basato spesso sulla necessità di limitare il più possibile la discrezionalità della pubblica amministrazione.    Nel riuscire a ottenere vaccini anti-Covid rapidamente i paesi "pragmatici" (i tre che ho citato) si sono rivelati più efficaci dei paesi con un approccio giuridico (la quasi totalità dei paesi dell'Unione europea). 

    Questa differenza non è una cosa nuova.   È descritta molto bene nel libro di Mariana Mazzucato, "Lo stato innovatore".   Il libro spiega come gli Stati Uniti abbiano raggiunto obiettivi notevolissimi in termini di ricerca scientifica in una maniera che a noi europei appare per lo meno disinvolta.   Semplificando un po', gli americani hanno identificato degli obiettivi di ricerca importanti; hanno creato delle organizzazioni ad hoc con lo scopo di raggiungerli; hanno messo sul tavolo cifre molto alte; hanno messo a capo di queste organizzazioni scienziati/manager di livello altissimo e hanno dato a questi una grandissima discrezionalità su come utilizzare i fondi a disposizione.   Nell'Unione europea siamo abituati a spendere fondi per la ricerca sulla base di programmi a carattere piuttosto generale, aperti a tutti e con procedure molto complesse che riducono il rischio di arbitrio e aumentano la trasparenza, ma allungano i tempi e non agevolano il raggiungimento dell'obiettivo desiderato.   Per i paesi "pragmatici", quello che conta è il risultato finale, per i paesi "giuridici" quello che più conta è che i soldi siano spesi correttamente. 

    Per i vaccini gli Stati Uniti partivano già avvantaggiati per il lavoro fatto da alcuni anni attraverso la Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority).   Ma in più, all'inizio del 2020, hanno creato un'organizzazione ad hoc chiamata Warp Speed a capo della quale hanno messo il generale responsabile della logistica dell'esercito americano e un ricercatore di alto livello, Moncef Slaoui, nato in Marocco, cittadino belga e ora anche cittadino americano visto che lavora in quel paese da una ventina di anni.   Hanno anche affidato alla Warp Speed dieci miliardi di dollari. 

    L'organizzazione ha cominciato a lavorare con le ditte produttrici di vaccini senza badare a spese.   Le ha aiutate in tutti i campi dove queste potevano avere difficoltà.   Ha, per esempio, creato una struttura per cercare, gestire e inoculare le molte decine di migliaia di volontari necessari per i trials.   La Warp Speed ha poi discusso con le ditte i loro accordi con altre che potessero aiutarle nella produzione di vaccini e nel loro infialamento.   È di oggi la notizia che Warp Speed ha appena dato un aiuto di un miliardo di dollari alla J&J per aiutarla nell'espandere la produzione del suo vaccino e 270 milioni di dollari per facilitare l'accordo in questo senso tra la J&J e la Merck.   Pfizer e Moderna avrebbero ricevuto circa due miliardi di dollari ciascuna per i primi 100 milioni di dosi. 

    In un recente webinar, Moncef Slaoui ha raccontato che il 15 maggio dell'anno scorso Warp Speed si è trovata a dover scegliere i vaccini di cui sostenere lo sviluppo.   Avevano sul tavolo 94 progetti.   Moncef Slaoui ha detto delle parole che per un europeo sono inconcepibili: "Non potevamo perdere dieci giorni ad esaminarli tutti e abbiamo quindi elaborato dei criteri top down per sceglierne alcuni.  In questa maniera ne abbiamo scelti dieci" (parole nel file del webinar).    

    La Bloomberg ha recentemente scritto che Warp Speed avrebbe finora speso 18 miliardi di dollari, molto più della cifra inizialmente stanziata.   L'Unione europea, prima degli ultimi acquisti del mese di febbraio aveva speso 2.7 miliardi di euro ai quali vanno aggiunte alcune centinaia di milioni di euro di aiuti nazionali (per esempio, i 375 milioni di euro di aiuti tedeschi alla BioNTech). 

    I paesi "pragmatici" hanno anche sollevato le ditte produttrici da ogni responsabilità per gli effetti collaterali che i vaccini avrebbero potuto avere visto che dovevano metterli sul mercato senza poter fare tutti i controlli che sono fatti di solito.   L'Unione europea ha rifiutato di prendere una decisione simile e, almeno nel caso dell'AstraZeneca, ha solo accettato di rimborsare alla ditta le somme che fosse eventualmente condannata a pagare dai tribunali. 

    Non era possibile che i contratti contenessero delle clausole con penalità in caso di ritardi.   Per le ditte era impossibile accettare clausole del genere per prodotti che, al momento della firma dei contratti, non si sapeva nemmeno se un giorno sarebbero esistiti e per i quali non era possibile prevedere le difficoltà di produzione su larga scala.   Il problema non era comunque stabilire delle penalità per eventuali ritardi.  Era di operare concretamente perché questi non si verificassero. 

    I contatti in corso tra la Commissione europea e le ditte produttrici e quelli simili organizzati dal governo italiano sono una cosa giustissima.   Ma avrebbero dovuto essere organizzati a settembre o ottobre del 2020, senza aver paura di dare l'impressione di essere troppo amichevoli con le ditte farmaceutiche.   Il governo tedesco ha recentemente confermato nella risposta ad una domanda parlamentare di aver rifiutato nel luglio scorso una domanda di sovvenzione di una ditta specializzata nell'infialamento dei vaccini che voleva aumentare le proprie capacità di produzione.   Il ministro Altmeier aveva risposto di non vedere la necessità di questo aumento di capacità. 

    Tutti gli esperti ci avevano messi in guardia per mesi sulle enormi difficoltà dello sviluppo e della produzione di nuovi vaccini.   Forse le autorità europee avrebbero dovuto avere una comunicazione più prudente.    Ma nonostante le difficoltà di produzione di AstraZeneca, i risultati che sono stati ottenuti dall'insieme dei paesi industrializzati (ad ogni vaccino hanno collaborato laboratori e industrie di tanti paesi diversi) sono spettacolari.   

    La Pfizer-BioNTech e Moderna hanno già aumentato fortemente le loro capacità di produzione e saranno presto in grado di fornire grandi quantità di dosi.   La Pfizer ha già sottoscritto un accordo con la Sanofi per la produzione del vaccino della prima e starebbe negoziando con dieci altre ditte.   Nell'insieme, i risultati sono eccezionali.  Tra due o tre mesi ci saranno altri vaccini oltre a quelli di cui si parla oggi e non avremo più problemi di insufficienza di dosi.   I limiti alla vaccinazione nei paesi dell'Unione europea verranno solo dalle difficoltà organizzative nell'inoculazione.   Il problema principale sarà come produrre i miliardi di dosi necessari per il resto del mondo. 

    La Commissione europea ha proposto la creazione di un'agenzia, la Hera, che faccia un po' il lavoro che fa la Barda negli Stati Uniti.   Ma ho paura che fintanto che permarranno le differenze di approccio che ho caratterizzato come differenze tra "pragmatici" e "giuridici" noi non saremo in grado di far fronte efficacemente a nuove grosse sfide come potranno farlo l'altro gruppo di paesi o la Cina.

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Materiali sui vaccini

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